Raffaello Sanzio, "La scuola di Atene". Tema: la facoltà dell'anima di conoscere il vero.

giovedì 22 luglio 2010

GENOVA BRUCIA ANCORA



Esattamente 9 anni fa di questi tempi durante il G8 di Genova assistevamo a quella che a detta di Amnesty International, è ritenuta « La più grave sospensione dei diritti democratici in un Paese occidentale dopo la seconda guerra mondiale. » Una prima prova di regime autoritario, uno stato di polizia che scavalca l'inutile barriera dei controlli costituzionali e dei diritti umani in nome dell'emergenza e della sicurezza dei propri cittadini oltre che una vera e propria dimostrazione di come il dissenso non sia ben visto da chi detenga il potere. Manca poco all'attentato delle Twin Towers e alla conseguente crociata contro il terrorismo, occorrerà invece aspettare più tempo per assistere al terremoto dell'Aquila e scoprire l'Italia della Protezione Civile di Guido Bertolaso, ma queste vicende pur così apparentemente lontane e diverse sono legate dal filo comune della dittatura autorizzata dalla paura. Negli occhi e nelle parole dei fermati dalla polizia menati e torturati oltre che fisicamente anche psicologicamente nella caserma del terrore di Bolzaneto si percepisce una paura, un' angoscia, ma soprattutto un senso di ingiustizia che noi pensiamo di poter riscontrare solo nei datati documentari in bianco e nero sui campi di concentramento nazisti o su qualche filmato più recente riguardo qualche dittatura sudamericana, ma che mai penseremmo di poter incrociare nel nostro ricco e industrializzato paese occidentale dei giorni nostri. In quei giorni i politici, i responsabili della polizia e i mezzi di informazione in coro furono ovviamente pronti ad affermare che le forze dell'ordine agirono legittimamente, che la scuola Diaz fu invasa giustamente per la paura (per l'appunto) che si annidiassero frange violente e la gente confusa fu ben predisposta a bersi l'unica verità del dio TV. Con le testimonianze più significative dei "deportati dallo Stato" in quei giorni del 2001 presenti nei filmati seguenti spero di far nascere o alimentare la curiosità di capire che cosa sia realmente successo.





Genova luglio 2001; sono i giorni del G8. Un ragazzo vestito di nero con una maglietta del medesimo colore che gli copre interamente il volto avanza sicuro. Di fronte a lui c'è un intero esercito di poliziotti ma lui completamente disarmato continua a procedere lentamente, sembra voglia sfidarli da solo. I poliziotti arretrano sembrano quasi intimoriti. Il ragazzo pare un membro del black block, il blocco nero anarchico che da giorni terrorizza l'intera città di Genova, sono i manifestanti più temuti dalle forze dell'ordine perchè violenti e organizzati nonchè i più ricercati. Sospettando un intrusione di black block all'interno della scuola Diaz dove si erano accampati manifestanti autorizzati di tutto il mondo la polizia non esiterà a spaccare letteralmente la testa di donne e uomini alla ricerca disperata di questi pericolosi anarchici, ma ora che si trovano di fronte uno di loro pronto a sfidarli indietreggiano timorosamente. Questo filmato forse ci spiega il perchè...



Fabrizio Fusco

giovedì 24 giugno 2010

DISCORSO TIPICO DELLO SCHIAVO



L'homo economicus non è niente altro che il consumatore che simile ad un pollo di allevamento deve ingozzarsi di tutto prima di fare la fine che tutti i polli fanno. Quindi il consumatore viene sottoposto ad un costante studio inteso a fargli sentire la necessità ed il bisogno di cose di cui, se fosse nel pieno controllo si se stesso non potrebbe in alcun modo sentire il bisogno, cose inutili. Creare continuamente bisogni indotti, fare in modo che la gente sia disposta a tutto pur di possedere determinati beni di consumo e se così non è farli sentire socialmente inferiori è il fine ultimo di una società avviata ormai all'autodistruzione.

FF

giovedì 10 giugno 2010

LO STRUSCIO

L'ennesima legge vergogna di questo governo, un' Italia alla deriva democratica. Il processo di trasformazione in un regime del televoto si è completato? Leggiamo cosa ne pensa Umberto Eco in questo illuminante articolo.

NOI CONTRO LA LEGGE
di Umberto Eco

Le norme sulle intercettazioni. Il controllo dei tg della tv pubblica. E prima il lodo Alfano, i tagli alla scuola... Berlusconi trasforma le istituzioni un passo dopo l'altro, con lentezza. Perché i cittadini assorbano i cambiamenti come naturali. Così al colpo di Stato si è sostituito lo struscio di Stato




È nota la definizione della democrazia come sistema pieno di difetti ma di cui non si è ancora trovato nulla di meglio. Da questa ragionevole assunzione discende, per la maggior parte della gente, la convinzione errata che la democrazia (il migliore o il meno peggio dei sistemi di governo) sia quello per cui la maggioranza ha sempre ragione. Nulla di più falso. La democrazia è il sistema per cui, visto che è difficile definire in termini qualitativi chi abbia più ragione degli altri, si ricorre a un sistema bassamente quantitativo, ma oggettivamente controllabile: in democrazia governa chi prende più consensi. E se qualcuno ritiene che la maggioranza abbia torto, peggio per lui: se ha accettato i principi democratici deve accettare che governi una maggioranza che si sbaglia.

Una delle funzioni delle opposizioni è quella di dimostrare alla maggioranza che si era sbagliata. E se non ce la fa? Allora abbiamo, oltre a una cattiva maggioranza, anche una cattiva opposizione. Quante volte la maggioranza può sbagliarsi? Per millenni la maggioranza degli uomini ha creduto che il sole girasse intorno alla terra (e, considerando le vaste aree poco alfabetizzate del mondo, e il fatto che sondaggi fatti nei paesi più avanzati hanno dimostrato che moltissimi occidentali ancora credono che il sole giri) ecco un bel caso in cui la maggioranza non solo si è sbagliata ma si sbaglia ancora. Le maggioranze si sono sbagliate a ritenere Beethoven inascoltabile o Picasso inguardabile, la maggioranza a Gerusalemme si è sbagliata a preferire Barabba a Gesù, la maggioranza degli americani sbaglia a credere che due uova con pancetta tutte le mattine e una bella bistecca a pasto siano garanzie di buona salute, la maggioranza si sbagliava a preferire gli orsi a Terenzio e (forse) si sbaglia ancora a preferire "La pupa e il secchione" a Sofocle. Per secoli la maggioranza della gente ha ritenuto che esistessero le streghe e che fosse giusto bruciarle, nel Seicento la maggioranza dei milanesi credeva che la peste fosse provocata dagli untori, l'enorme maggioranza degli occidentali, compreso Voltaire, riteneva legittima e naturale la schiavitù, la maggioranza degli europei credeva che fosse nobile e sacrosanto colonizzare l'Africa.


In politica Hitler non è andato al potere per un colpo di Stato ma è stato eletto dalla maggioranza, Mussolini ha instaurato la dittatura dopo l'assassinio di Matteotti ma prima godeva di una maggioranza parlamentare, anche se disprezzava quell'aula «sorda e grigia». Sarebbe ingiusto giocare di paradossi e dire dunque che la maggioranza è quella che sbaglia sempre, ma è certo che non sempre ha ragione. In politica l'appello alla volontà popolare ha soltanto valore legale ("Ho diritto a governare perché ho ricevuto più voti") ma non permette che da questo dato quantitativo si traggano conseguenze teoriche ed etiche ("Ho la maggioranza dei consensi e dunque sono il migliore").

In certe aree della Sicilia e della Campania i mafiosi e i camorristi hanno la maggioranza dei consensi ma sarebbe difficile concluderne che siano pertanto i migliori rappresentati di quelle nobilissime popolazioni. Recentemente leggevo un giornalista governativo (ma non era il solo ad usare quell'argomento) che, nell'ironizzare sul caso Santoro (bersaglio ormai felicemente bipartisan), diceva che costui aveva la curiosa persuasione che la maggioranza degli italiani si fosse piegata di buon grado a essere sodomizzata da Berlusconi. Ora non credo che Berlusconi abbia mai sodomizzato qualcuno, ma è certo che una consistente quantità di italiani consente con lui senza accorgersi che il loro beniamino sta lentamente erodendo le loro libertà. Erodere le libertà di un paese significa di solito mettere in atto un colpo di Stato e instaurare violentemente una dittatura. Se questo avviene, gli elettori se ne accorgono e, se pure non hanno la forza di zione di colpo di Stato che è con lui cambiata. Al colpo di Stato si è sostituito lo struscio di Stato. All'idea di una trasformazione delle strutture dello Stato attraverso l'azione violenta il genio di Berlusconi è stato ed è quello di attuarle con estrema lentezza, passettino per passettino, in modo estremamente lubrificato.

Pensate alla inutile violenza con cui il fascismo, per fare tacere la voce scomoda di Matteotti, ha dovuto farlo ammazzare. Cose da medioevo. Non sarebbe bastato pagargli una buona uscita megagalattica (e tra l'altro non con i soldi del governo ma con quelli dei cittadini che pagano il canone)? Mussolini era davvero uomo rozzissimo. Quando una trasformazione delle istituzioni del Paese avviene passo per passo, e cioè per dosi omeopatiche, è difficile dire che ciascuna, presa di per sé, prefiguri una dittatura - e infatti quando qualche cassandra lo fa viene sbertucciata. Il fatto è che per un nuovo populismo mediatico la stessa dittatura è un sistema antiquato che non serve a nulla. Si possono modificare le strutture dello Stato a proprio piacere e secondo il proprio interesse senza instaurare alcuna dittatura.

Si può dire che il lodo Alfano prefiguri una tirannia? Sciocchezze. E calmierare le intercettazioni attenta davvero alla libertà d'informazione? Ma suvvia, se qualcuno ha delitto lo sapranno tutti a giudizio avvenuto, e l'evitare di parlare in anticipo di delitti solo presunti rispetta se mai la privatezza di ciascuno di noi. Vi piacerebbe che andasse sui giornali la vostra conversazione con l'amante, così che lo venisse a sapere la vostra signora? No, certo. E se il prezzo da pagare è che non venga intercettata la conversazione di un potente corrotto o di un mafioso in servizio permanente effettivo, ebbene, la nostra privatezza avrà bene un prezzo. Vi pare nazifascismo ridurre i fondi per la scuola pubblica? Ma dobbiamo risparmiare tutti, e bisogna pur dare l'esempio a cominciare dalle spese collettive. E se questo consegna il paese alle scuole private? Non sarà la fine del mondo, ce ne sono delle buonissime. È stalinismo rendere inguardabili i telegiornali delle reti pubbliche? No, se mai le vecchie dittature facevano di tutto per rendere la radio affettuosissima. Ma se questo va a favore delle reti private? Beh, vi risulta che Stalin abbia mai favorito le televisioni private?

Ecco, la funzione dei colpi di Stato striscianti è che le modificazioni costituzionali non vengono quasi percepite, o sono avvertite come irrilevanti. E quando la loro somma avrà prodotto non la seconda ma la terza Repubblica, sarà troppo tardi. Non perché non si potrebbe tornare indietro, ma perché la maggioranza avrà assorbito i cambiamenti come naturali e si sarà, per così dire, mitridatizzata. Un nuovo Malaparte potrebbe scrivere un trattato superbo su questa nuova tecnica dello struscio di Stato. Anche perché di fronte a essa ogni protesta e ogni denuncia perde valore provocatorio e sembra che chi si lamenta dia corpo alle ombre.

Pessimismo globale, dunque? No, fiducia nell'azione benigna del tempo e della sua erosione continua. Una trasformazione delle istituzioni che procede a piccoli passi può non avere tempo per compiersi del tutto, a metà strada possono avvenire smandrappamenti, stanchezze, cadute di tensione, incidenti di percorso. È un poco come la barzelletta sulla differenza tra inferno tedesco e inferno italiano. In entrambi bagno nella benzina bollente al mattino, sedia elettrica a mezzogiorno, squartamento a sera. Salvo che nell'inferno italiano un giorno la benzina non arriva, un altro la centrale elettrica è in sciopero, un altro ancora il boia si è dato malato… Tagliare la testa al re o occupare il Palazzo d'Inverno è cosa che si fa in cinque minuti. Avvelenare qualcuno con piccole dosi d'arsenico nella minestra prende molto tempo, e nel frattempo chissà, vedrà chi vivrà. Per il momento, resistere, resistere, resistere.

F. F.

sabato 22 maggio 2010

Diritto ad essere informati: è violato quotidianamente

Pubblico qui di seguito la lettera di Maria Luisa Busi. Una lettera che la conduttrice del Tg1 delle 20, quello con più ascolti, ha indirizzato al direttore Augusto Minzolini. Mi ha colpito molto, perchè finalmente ha risposto a una domanda fondamentale, cioè se sono tutti servi, se gente che lavora da una vita nel mondo dell'informazione è disposta a chinarsi pur di mantenere il posto e di far carriera. La Busi ha dimostrato così grande umiltà e coraggio, spero che siano in molti a seguirla, perchè significherebbe che in molti sanno cosa significhi fare il giornalista. Questa lettera dovrebbe essere al centro del dibattito politico, perchè non arriva da una persona qualunque, non arriva dal primo che passa, ma è frutto della frustazione di una persona che per 20anni si è dedicata a questo lavoro, che deve averne viste di tutti i colori tra tutti i direttori succedutisi. E perchè è così importante pesare ogni parola di una persona del calibro della Busi? Perchè il 70% degli italiani forma la propria opinione politica guardando la televisione, perchè il Tg1 è la testata televisiva principale e perchè il Tg1 è la principale fonte di informazione del servizio pubblico nazionale. Non ci vuole molto a capire la potenza di questo mezzo di comunicazione, la sua influenza, la sua capacità di manipolare la opinioni. Per questo invito a soffermarsi su ogni singola parola di questa lettera, perchè ogni parola è un macigno che attraversa l'opacità delittuosa, che si affonda nella verità riportandola sotto la luce del sole. Sottolineo la contemporaneità con la legge Bavaglio.

"Caro direttore ti chiedo di essere sollevata dalla mansione di conduttrice dell'edizione delle 20 del Tg1, essendosi determinata una situazione che non mi consente di svolgere questo compito senza pregiudizio per le mie convinzioni professionali. Questa è per me una scelta difficile, ma obbligata. Considero la linea editoriale che hai voluto imprimere al giornale una sorta di dirottamento, a causa del quale il Tg1 rischia di schiantarsi contro una definitiva perdita di credibilità nei confronti dei telespettatori".

"Come ha detto il presidente della Commissione di Vigilanza Rai Sergio Zavoli: 'La più grande testata italiana, rinunciando alla sua tradizionale struttura ha visto trasformare insieme con la sua identità, parte dell'ascolto tradizionale".

"Amo questo giornale, dove lavoro da 21 anni. Perché è un grande giornale. E' stato il giornale di Vespa, Frajese, Longhi, Morrione, Fava, Giuntella. Il giornale delle culture diverse, delle idee diverse. Le conteneva tutte, era questa la sua ricchezza. Era il loro giornale, il nostro giornale. Anche dei colleghi che hai rimosso dai loro incarichi e di molti altri qui dentro che sono stati emarginati. Questo è il giornale che ha sempre parlato a tutto il Paese. Il giornale degli italiani. Il giornale che ha dato voce a tutte le voci. Non è mai stato il giornale di una voce sola. Oggi l'informazione del Tg1 è un'informazione parziale e di parte. Dov'è il Paese reale? Dove sono le donne della vita reale? Quelle che devono aspettare mesi per una mammografia, se non possono pagarla? Quelle coi salari peggiori d'Europa, quelle che fanno fatica ogni giorno ad andare avanti perché negli asili nido non c'è posto per tutti i nostri figli? Devono farsi levare il sangue e morire per avere l'onore di un nostro titolo.
E dove sono le donne e gli uomini che hanno perso il lavoro? Un milione di persone, dietro alle quali ci sono le loro famiglie. Dove sono i giovani, per la prima volta con un futuro peggiore dei padri? E i quarantenni ancora precari, a 800 euro al mese, che non possono comprare neanche un divano, figuriamoci mettere al mondo un figlio? E dove sono i cassintegrati dell'Alitalia? Che fine hanno fatto? E le centinaia di aziende che chiudono e gli imprenditori del nord est che si tolgono la vita perchè falliti? Dov'è questa Italia che abbiamo il dovere di raccontare? Quell'Italia esiste. Ma il tg1 l'ha eliminata. Anche io compro la carta igienica per mia figlia che frequenta la prima elementare in una scuola pubblica. Ma la sera, nel Tg1 delle 20, diamo spazio solo ai ministri Gelmini e Brunetta che presentano il nuovo grande progetto per la digitalizzazione della scuola, compreso di lavagna interattiva multimediale".

"L'Italia che vive una drammatica crisi sociale è finita nel binario morto della nostra indifferenza. Schiacciata tra un'informazione di parte - un editoriale sulla giustizia, uno contro i pentiti di mafia, un altro sull'inchiesta di Trani nel quale hai affermato di non essere indagato, smentito dai fatti il giorno dopo - e l'infotainment quotidiano: da quante volte occorre lavarsi le mani ogni giorno, alla caccia al coccodrillo nel lago, alle mutande antiscippo. Una scelta editoriale con la quale stiamo arricchendo le sceneggiature dei programmi di satira e impoverendo la nostra reputazione di primo giornale del servizio pubblico della più importante azienda culturale del Paese. Oltre che i cittadini, ne fanno le spese tanti bravi colleghi che potrebbero dedicarsi con maggiore soddisfazione a ben altre inchieste di più alto profilo e interesse generale".

"Un giornalista ha un unico strumento per difendere le proprie convinzioni professionali: levare al pezzo la propria firma. Un conduttore, una conduttrice, può soltanto levare la propria faccia, a questo punto. Nell'affidamento dei telespettatori è infatti al conduttore che viene ricollegata la notizia. E' lui che ricopre primariamente il ruolo di garante del rapporto di fiducia che sussiste con i telespettatori".

"I fatti dell'Aquila ne sono stata la prova. Quando centinaia di persone hanno inveito contro la troupe che guidavo al grido di vergogna e scodinzolini, ho capito che quel rapporto di fiducia che ci ha sempre legato al nostro pubblico era davvero compromesso. E' quello che accade quando si privilegia la comunicazione all'informazione, la propaganda alla verifica".

"Ho fatto dell'onestà e della lealtà lo stile della mia vita e della mia professione. Dissentire non è tradire. Non rammento chi lo ha detto recentemente. Pertanto:
1)respingo l'accusa di avere avuto un comportamento scorretto. Le critiche che ho espresso pubblicamente - ricordo che si tratta di un mio diritto oltre che di un dovere essendo una consigliera della FNSI - le avevo già mosse anche nelle riunioni di sommario e a te, personalmente. Con spirito di leale collaborazione, pensando che in un lavoro come il nostro la circolazione delle idee e la pluralità delle opinioni costituisca un arricchimento. Per questo ho continuato a condurre in questi mesi. Ma è palese che non c'è più alcuno spazio per la dialettica democratica al Tg1. Sono i tempi del pensiero unico. Chi non ci sta è fuori, prima o dopo.
2)Respingo l'accusa che mi è stata mossa di sputare nel piatto in cui mangio. Ricordo che la pietanza è quella di un semplice inviato, che chiede semplicemente che quel piatto contenga gli ingredienti giusti. Tutti e onesti. E tengo a precisare di avere sempre rifiutato compensi fuori dalla Rai, lautamente offerti dalle grandi aziende per i volti chiamati a presentare le loro conventions, ritenendo che un giornalista del servizio pubblico non debba trarre profitto dal proprio ruolo.
3) Respingo come offensive le affermazioni contenute nella tua lettera dopo l'intervista rilasciata a Repubblica 2, lettera nella quale hai sollecitato all'azienda un provvedimento disciplinare nei miei confronti: mi hai accusato di "danneggiare il giornale per cui lavoro", con le mie dichiarazioni sui dati d'ascolto. I dati resi pubblici hanno confermato quelle dichiarazioni. Trovo inoltre paradossale la tua considerazione seguente: 'il Tg1 darà conto delle posizioni delle minoranze ma non stravolgerà i fatti in ossequio a campagne ideologiche". Posso dirti che l'unica campagna a cui mi dedico è quella dove trascorro i week end con la famiglia. Spero tu possa dire altrettanto. Viceversa ho notato come non si sia levata una tua parola contro la violenta campagna diffamatoria che i quotidiani Il Giornale, Libero e il settimanale Panorama - anche utilizzando impropriamente corrispondenza aziendale a me diretta - hanno scatenato nei miei confronti in seguito alle mie critiche alla tua linea editoriale. Un attacco a orologeria: screditare subito chi dissente per indebolire la valenza delle sue affermazioni. Sono stata definita 'tosa ciacolante - ragazza chiacchierona - cronista senza cronaca, editorialista senza editoriali' e via di questo passo. Non è ciò che mi disse il Presidente Ciampi consegnandomi il Premio Saint Vincent di giornalismo, al Quirinale. A queste vigliaccate risponderà il mio legale. Ma sappi che non è certo per questo che lascio la conduzione delle 20. Thomas Bernhard in Antichi Maestri scrive decine di volte una parola che amo molto: rispetto. Non di ammirazione viviamo, dice, ma è di rispetto che abbiamo bisogno".

"Caro direttore, credo che occorra maggiore rispetto. Per le notizie, per il pubblico, per la verità.
Quello che nutro per la storia del Tg1, per la mia azienda, mi porta a questa decisione. Il rispetto per i telespettatori, nostri unici referenti. Dovremmo ricordarlo sempre. Anche tu ne avresti il dovere". Maria Luisa Busi (il grassetto nella lettera è opera mia)

La situazione del Tg1 (e dell'informazione in generale) era già chiara ai molti che avevano voluto vederla. Spero che, per chi ne era inconsapevole, questo bagno di verità abbia lasciato una forte amarezza e una grande indignazione, collegate alla gioia della consapevolezza e alla conseguente voglia di reagire. E spero anche che pure tutti i filo-berlusconiani abbiano la forza di aprire gli occhi, il coraggio di rendersi conto di essersi sbagliati, la forza di accettare la verità.
Jacopo De Angelis

lunedì 10 maggio 2010

CRONACHE DALLO STIVALE del 10.05.2010



Certo che nella nostra cara “repubblica delle banane” ne succedono di cose bizzarre. In particolare nelle ultime settimane trovo ne siano accadute parecchie.

Da un po' di tempo (la “botta” finale è arrivata dopo lo svolgimento della Direzione Nazionale del Pdl) l'ex Missino Gianfranco Fini pare essere diventato il nuovo idolo della sinistra. Conflitto di interesse, sensibilità verso gli immigrati, no a leggi ad personam e addirittura difesa dei magistrati che “fanno il loro lavoro” e “non congiurano contro il governo”, il cofondatore del partito dell'Amore da quando è presidente della Camera sembra aver scoperto improvvisamente e tutto in una volta un immenso senso istituzionale, direi quasi un impeccabile rispetto delle regole e della Costituzione. Ovviamente tutto ciò non può che stridere con i progetti del Gran Visir e della sua corte, impegnati come sono nel tentativo di violare tutti gli articoli possibili e immaginabili della vecchia carta scritta dai nostri padri. Chissà cosa si aspettava, al momento della “comica finale”, dalla creazione di un partito assieme al Banana?; di rispettare la Costituzione? di avere la possibilità di dire la sua? Di non dover leccare i piedi al padrone? di poter pensare al bene del paese e non solo alle solite leggi ad personam? E chissà quali diritti volesse rivendicare per gli immigrati alleandosi con la Lega e associando il proprio nome a quello di Bossi nella famosa legge? Ora per coerenza mi aspetto che Fini inizi a farsi le cannette (vedi legge Fini-Giovanardi)...

Ma d'altronde l'ingenuità è una caratteristica rinomata dei love men. Così alle volte può capitare che vai cercando uno stalliere ma ti ritrovi in casa un capo mafia, o che credi di aver fatto colpo su delle belle ragazze grazie al tuo fascino ma poi realizzi che sei solo l'utilizzatore finale di un mega giro di prostituzione, o che assegni degli appalti milionari a degli imprenditori e poi scopri che proprio questi stessi imprenditori sono implicati in un giro di corruzione a dir poco gelatinoso, e nella peggiore delle ipotesi può capitare che pensi di aver fatto un affare straordinario comprando un appartamento nel centro di Roma con vista colosseo per pochi euro, e poi acclari che in realtà il prezzo intero è stato coperto dall'imprenditore più gelatinoso che ci sia. Che persone fantastiche questi paladini dell'amore e della purezza! sempre con la testa fra le nuvole...



Intanto la Lega fa sapere che snobberà le celebrazioni per l'Unità d'Italia e tramite il porcellum Calderoli aggiunge che “ la celebrazione ha poco senso” (avrà senso Calderoli!). Già qualche giorno prima "the trout, la trota" Renzo Bossi, il Salmonide più ignorante d'Europa, aveva gettato nello sgomento l'Italia intera dichiarando che non avrebbe fatto il tifo per gli azzurri ai prossimi mondiali. Tutto ciò è davvero bizzarro, non tanto per la portata delle dichiarazioni ma quanto per il fatto che questi personaggi infestino ancora il nostro parlamento dopo aver giurato nelle mani del Presidente della Repubblica, anziché trovarsi nel loro habitat naturale: rinchiusi in un manicomio o in mezzo alla jungla, o meglio ancora rinchiusi in un manicomio nel mezzo di una jungla.

A sinistra invece è accaduto qualcosa di impronosticabile, quasi miracoloso: il segretario del Pd Bersani, ospite ad Annozero, non solo ha ritrovato il dono della parola, dopo che l'ultima volta l'aveva utilizzato per dire che quella delle regionali non poteva definirla una sconfitta, ma ha addirittura alzato la voce e detto cose importanti. Mina direbbe: “parole, parole, parole”, per il momento ci sono quelle e una mozione di sfiducia per Scajola non firmata.

Bè meno male che in Italia "c'è fin troppa libertà di stampa”. Ce n'è talmente tanta che la Freedom House, il maggior istituto di ricerca per la compilazione dei rapporti sul livello delle libertà democratiche nel mondo e Reportes sans frontieres, organizzazione internazionale per la difesa della libertà di stampa, ci piazzano, unici dei paesi occidentali, tra i paesi semi-liberi sottolineando come “I giornalisti in Italia affrontano quotidianamente la peggiore condizione lavorativa di tutta l’Unione Europea". E c'è talmente tanta libertà che infatti questa notizia, che avrebbe perlomeno suscitato un acceso dibattito in qualsiasi paese dell'universo, è stata prontamente censurata da tutti i telegiornali e dalla maggior parte dei giornali.

Ho detto in qualsiasi paese ma non nella simpatica "repubblica delle banane".

Fabrizio Fusco

giovedì 6 maggio 2010

MATTI DA (LEGA)RE!

Vi propongo un reportage francese sulla Lega Nord. I video parlano da soli e non meritano ulteriori commenti.

(Prima Parte)



(seconda parte)



Per queste persone che dicono di tenere tanto ai valori cristiani ecco un passo della Bibbia (precisamente del Deuteronomio, 24, 17-22):

“Non lederai il diritto dello straniero o dell’orfano e non prenderai in pegno la veste dalla vedova; ma ti ricorderai che sei stato schiavo in Egitto e che di là ti ha redento l’Eterno, il tuo Dio; perciò ti comandò di fare questo. Quando fai la mietitura nel tuo campo e dimentichi nel campo un covone, non tornerai indietro a prenderlo; sarà per lo straniero, per l’orfano e per la vedova, affinché l’Eterno, il tuo Dio, ti benedica in tutta l’opera delle tue mani. Quando bacchierai i tuoi ulivi, non tornerai a ripassare sui rami; le olive rimaste saranno per lo straniero, per l’orfano e per la vedova. Quando vendemmierai la tua vigna, non ripasserai una seconda volta; i grappoli rimasti saranno per lo straniero, per l’orfano e per la vedova. E ti ricorderai che sei stato schiavo nel paese d’Egitto; perciò ti comando di fare questo.”

Fabrizio Fusco

mercoledì 5 maggio 2010

Scajola a casa: e Berlusconi? La sentenza Mills è la risposta.

Facciamo un attimo il punto della situazione dopo le dimissioni del Ministro Scajola.
Vediamo per prima cosa come si è comportato il Ministro.
Alle numerose notizie che apparivano sui giornali nelle varie giornate in cui è stato protagonista, ha risposto indignato gridando allo scandalo, al killeraggio mediatico. Ha proseguito per molto tempo con questo schema, ribadendo anche che non avrebbe concesso ai diffamatori la soddisfazione delle sue dimissioni.
Eccole invece arrivare due giorni dopo. Con che motivazioni? Che così si può dedicare in tutto e per tutto alla propria difesa. Ecco il primo errore. Se si deve dedicare anima e corpo a chiarire la propria situazione, non dovrebbe lasciare anche la carica di Deputato, nonchè membro della X Commissione per le attività produttive? O per l'incarico di parlamentare non serve presenziare in aula? Questa grande incoerenza, questo bistrattamento del ruolo di Parlamentare rispetto a quello di Ministro non è stato evidenziato da nessuno, eppure i Parlamentari sono stati eletti per rappresentarci e per lavorare per noi, non per intascare i nostri soldi e avere così tempo di risolvere le proprie beghe.
Il secondo errore consiste nel clamoroso difetto di comunicazione del Ministro, che con il suo isolazionismo non ha fatto altro che fomentare le critiche nei suoi confronti. Non solo non dava spiegazioni valide ai giornalisti, ma non ha voluto nemmeno giustificarsi in Parlamento, di fronte all'organo che gli dà la fiducia, in quanto rappresentativo della Nazione. Non si può negare però, che, almeno nel mantenere questo difetto di comunicazione, il Ministro sia stato coerente: al momento delle dimissioni infatti, di fronte a una sala stampa gremita, ha dato l'annuncio, motivato come ho detto prima, e se ne è andato, sovrastato dalle domande. Sapeva già quale fosse la sede più opportuna per chiarire: Porta a Porta, con un tete-a-tete solitario con l'affabile Vespa.
Non entro nel merito della vicenda su soldi, assegni, notai, favori o quant'altro, dico solo che affermare che qualcuno ha pagato il valore restante della casa da me comprata, valore maggiore di quanto pensassi, senza che io lo sapessi, in un mondo in cui nessuno dà niente per niente, risulta davvero ridicolo. E anche dire che forse c'è qualcuno che fà favori, senza dire niente, per rendersi creditore e quindi riscuotitore di favori in un successivo momento di bisogno, risulta altrettanto ridicolo, soprattutto dopo sei anni dal fatto.

Ma vediamo come è stato affrontato il caso Scajola dai vari punti di vista. In maniera convenzionale dal centro-sinistra: il Pd ha chiesto che chiarisse in Parlamento, l'IdV ha proposto una mozione di sfiducia, i vari giornali hanno criticato e le persone di sinistra in generale hanno pensato: ecco l'ennesimo caso.
La cosa sbalorditiva è stata la reazione del centro-destra: la Lega non si è praticamente pronunciata (anche se sperava nelle dimissioni per poter conquistare un altro Ministero), il PdL è stato molto cauto, delle voci hanno riferito il sostegno di Berlusconi, che comunque non si è esposto in prima persona. E già qui qualcosa non quadra, si è già usciti dagli schemi, e non poco; ma assolutamente sorprendente è stato l'atteggiamento dei giornali filo-berlusconiani, Libero e ilGiornale, che hanno attaccato il Ministro Scajola più duramente degli altri, e i commenti dei sostenitori del PdL, riscontrabili nello spazio azzurro del sito del PdL. Sono commenti duri, che a volte accostano Scajola a Fini, come ostacoli al governo del Paese, che chiedono elezioni anticipate, che criticano aspramente l'atteggiamento furbesco e finto ingenuo del Ministro. Ma da dove arriva questo astio verso Scajola? Dov'è finito il garantismo, cavallo di battaglia di qualsiasi Berluscones?
L'unica risposta plausibile è la seguente: in qualche modo, ogni tanto, deve uscire fuori la pretesa di un po' di pudore, di rispetto per le istituzioni, che va' al di là di una sentenza di condanna. Pretesa che, in fondo, tutti hanno, ma che molti esprimono solo quando ricevono dei segnali, lanciati appositamente da chi di dovere per consentire uno sfogo a questo sentimento represso, ma soprattutto per dimostrare che quando è il caso, anche gli uomini di centro destra sanno mettersi da parte, mettendo così a tacere qualsiasi pretesa di moralismo, passato e futuro, da parte della sinistra. Il caso in questione era ottimale. Ma perchè le parole dell'on. Nania, senatore del PdL, il senso di responsabilità e la chiarezza dell'ex Ministro Scajola,non giovano soltanto a sè stesso, ma alla politica e a tutto il sistema, perchè il senso delle istituzioni e il senso di responsabilità dimostrato, rappresentano la prova che in questo Paese forse qualcosa può cambiare, o l'affermazione dello stesso Scajola: poichè considero la politica un'arte nobile, con la P maiuscola, per esercitarla bisogna avere le carte in regola e non avere sospetti, sono applicabili a una persona nemmeno indagata, e non lo sono per il Presidente del Consiglio Berlusconi? Ormai nel dibattito politico l'anomalia Berlusconi è data per scontata e normale? Significa che ormai è acclarata la persecuzione giudiziaria nei suoi confronti?

La risposta non può che essere affermativa, altrimenti non si spiegherebbe come la motivazione della sentenza del 25/2 della Cassazione sul caso Mills, uscita lo scorso 21/4, non sia stata nemmeno oggetto di discussione. Per Scajola bastano gli articoli di giornale e le dichiarazioni di alcune persone, mentre per Berlusconi non è sufficiente nemmeno una sentenza di Cassazione, che non lo condanna, perchè il suo processo è ancora in primo grado grazie al Lodo Alfano, ma che accerta il reato di corruzione, dove Berlusconi è il corruttore e Mills il corrotto? Dove peraltro Mills non è stato condannato perchè il reato è prescritto da dicembre (per soli 2mesi).

Sarebbe allora utile vedere alcuni passaggi di questa sentenza.
"Il fulcro della reticenza di David Mills, in ciascuna delle sue deposizioni, si incentra, in definitiva, nel fatto che egli aveva ricondotto solo genericamente a Fininvest, e non nella persona di Silvio Berlusconi, la proprietà della società offshore, in tal modo favorendolo in quanto imputato in quei procedimenti, posto che si era reso necessario distanziare la persona di Silvio Berlusconi da tali società, al fine di eludere il fisco e la disciplina anticoncentrazione, consentendo anche, in tal modo, il mantenimento della proprietà di ingenti profitti illecitamente conseguiti all'estero e la destinazione di una parte degli stessi a Marina e PierSivlio Berlusconi." Si vede quindi come sia accertato che Mills abbia impedito la condanna di Berlusconi in due processi, All Iberian e Guardia di Finanza, non riconduncendo, pur sapendolo, la proprietà di alcune società direttamente a Berlusconi, ma vagamente a Fininvest.

Ecco infatti quanto dichiarato nel 2002 da Mills interrogato dal PM: "...io sono stato sentito più volte in indagini e processi che riguardavano Silvio Berlusconi e il gruppo Fininvest, e pur non avendo mai detto il falso, ho tentato di proteggerlo nella massima misura possibile e di mantenere laddove possibile una certa riservatezza sulle operazioni che ho compiuto per lui. E' in questo quadro che nell'autunno del 1999, Carlo Bernasconi mi disse che Silvio Berlusconi a titolo di riconoscenza per il modo in cui ero riuscito a proteggerlo nel corso delle indagini giudiziarie e dei processi, aveva deciso di destinare a mio favore una somma di denaro." Vediamo infatti come rispose Mills nel procedimento All Iberian a speifiche domande sulla proprietà delle società offshore: "Non spetta a me dire chi è il proprietario e chi no". "..per rispondere alla sua prima domanda sulla proprietà, cioè vorrei chiarire un po' la questione. La proprietà è rimasta un po' vaga, come dicevo prima, perchè nessuno ha detto: io sono il proprietario di queste società...il cliente era il gruppo Fininvest."

Vediamo anche la parte finale della sentenza, in cui è stabilita definitivamente la data di consumazione del reato, che però è prescritto per la riforma del 2005: "L'11 novembre 1999 Mills compì dunque il primo atto di utilizzazione della somma posta a sua disposizione da Bernasconi, esteriorizzando inequivocabilmente l'intenzione di farla propria. Infatti quando un pubblico ufficiale riceve il donativo correlato ad un atto del proprio ufficio, il delitto di corruzione, secondo condivisibile ed autorevole dottrina, si manifesta nel momento in cui egli manifesta esteriormente in qualche modo l'intenzione di trattenerla......il delitto per il quale si procede, punito con pena edittale massima di anni otto, è estinto per prescrizione, ai sensi dei vigenti artt. 157, comma 1, e 161, comma 2, cod. pen., come sostituiti dalla legge 5.12.2005 n.251 (anteriormente a tale legge, invece, la prescrizione massima era fissata in 15 e non in 10 anni.) La sentenza impugnata, in conclusione, deve essere annullata senza rinvio, perchè il reato è estinto per prescrizione, maturata il 23 dicembre 2009." Per uscire dalla confusione che si può fare a volte tra reato prescritto e assoluzione, ecco la conferma della condanna al risarcimento civile di 250mila euro. "La corte di merito ha legittimamente ritenuto che il Mills, con il suo comportamento configurante reato ha cagionato alla pubblica Amministrazione un danno di natura non Patrimoniale...Tale danno deriva dalla lesione degli interessi di imparzialità e di buon andamento dell'amministrazione della giustizia."

Ma allora dove sono il rispetto per le istituzioni e il senso di responsabilità tanto conclamato ultimamente? Dov'è la politica con la P maiuscola priva di sospetti? Berlusconi non è stato condannato, ma c'è una sentenza della Suprema Corte di Cassazione, a Sezioni Unite, che nel processo al corrotto Mills, dice che il corruttore è Berlusconi. Ovvio che c'è la presunzione di non colpevolezza e che in contraddittorio con Berlusconi non è stato accertato niente, essendo il suo processo ancora in primo grado (vedi Lodo Alfano), ma, detto questo, non viene nemmeno un po' il sospetto che non sia proprio innocente? O forse perfino la nostra Suprema Corte è talebana? Non credo, anche perchè se lo fosse stata, avrebbe interpretato le norme in altra maniera, spostando in avanti di due mesi il momento di consumazione del reato da parte di Mills, portandolo al momento di disponibilità liquida del denaro, rendendo così il reato non prescritto e avrebbe quindi potuto condannare Mills. Ma così non ha fatto, perchè, ricordiamolo, i giudici non fanno altro che applicare le norme, le regole, le nostre leggi, e lo fanno con passione, perchè credono che una società, per funzionare, debba essere basata sul rispetto delle regole. E aggiungo, senza voler essere tacciato di moralismo, che sarebbe bene che ci fosse un po' più di rispetto anche per i propri incarichi, perchè rispettare ed onorare la propria carica, significa onorare e premiare tutti coloro che sono rappresentati dall'istituzione di cui si fà parte, significa ricordare che l'istituzione non corrisponde alla persona, che non fà altro che guidarla temporaneamente, ma per farlo ci vuole umiltà. Art. 54 cost. "I cittadini cui sono affidate cariche pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore".

Jacopo De Angelis

martedì 4 maggio 2010

ITALIANISTAN: IL PAESE DELLE LIBERTA' PARZIALI

Freedom House è un istituto di ricerca, situato a Washington D.C. che ha come obiettivo la promozione della democrazia liberale nel mondo. Ogni anno questa associazione non governativa compila dei rapporti sulla libertà di stampa, con lo scopo di misurare il livello di libertà di stampa ed indipendenza editoriale raggiunto in ogni nazione del mondo. I gradi di libertà vengono inseriti in una scala da 1 (per i paesi più liberi) a 100 (per quelli meno liberi). In funzione dei risultati, le nazioni vengono quindi classificate in "Libere" (colore verde nella foto), "Semi-libere" (colore giallo), o "Non libere" (in rosso). Per vedere come è messa la nostra amata penisola (anche rispetto all'anno scorso) pubblico il seguente articolo apparso sul sito nuovaresistenza.org

L’Italia è un paese la cui stampa è parzialmente libera, come il Sudafrica, le Filippine, il Congo, la Thailandia e il Nepal, classificandosi al 72° posto nel mondo, sorpassati da Tonga (che l'anno scorso condivideva con noi il 73° posto) ma al pari di Hong Kong, Benin e India. (clicca qui per vedere la classifica). Lo dice il rapporto di Freedom House, organizzazione indipendente Usa fondata nel 1941 per garantire nel mondo le libertà, diffuso ieri in occasione della giornata mondiale della libertà di stampa. “La libertà d’espressione è fondamentale per tutte le altre libertà. L’ordinamento legislativo, le elezioni libere, i diritti delle minoranze, la libertà d’associazione, e un governo responsabile dipendono da una libertà di stampa che può mettere in pratica la sua funzione di controllo e vigilanza”, ha detto Jennifer Windsor, direttore esecutivo di Freedom House.
I paesi con una maggiore libertà di stampa sono, secondo il rapporto 2010, la Finlandia, l’Islanda, la Norvegia e la Svezia mentre gli Stati Uniti si classificano 24esimi e la Gran Bretagna 26esima. Come lo scorso anno, tra i paesi dell’Europa occidentale l’Italia è penultima e sola, con la Turchia, ad avere una stampa semi-libera nonostante la libertà di stampa sia tutelata nel nostro Paese dall’articolo 21 della Costituzione. Fino al 2003 la stampa italiana era considerata libera ma, a partire dal 2004, Freedom House ha relegato l’Italia nel gruppo dei paesi di fascia B. “Il ritorno al potere di Berlusconi nell’aprile 2008 gli ha permesso nuovamente di poter controllare fino al 90% delle emittenti televisive nazionali, mediante gli sbocchi alle (televisioni) pubbliche e le sue partecipazioni ai media privati”, dice l’edizione del 2009 commentando la realtà italiana e ricordando come “il primo ministro sia il principale azionista di Mediaset, del principale editore nazionale Mondadori e della più grande concessionaria di pubblicità Publitalia”. Secondo l’organizzazione di vigilanza Usa, la libertà di stampa è diminuita globalmente per l’ottavo anno consecutivo, con un calo regionale nell’Africa sub-sahariana, nell’America latina e nel Medio Oriente mentre l’unica area geografica a migliorare è l’Asia del sud. Inoltre, secondo il rapporto 2010, “Cina, Russia e Venezuela hanno sistematicamente violato la libertà di Internet e dei nuovi mezzi di comunicazione”. I paesi agli ultimi posti di questa classifica sono Libia, Birmania, Turkmenistan e Corea del Nord (196esima), paesi in cui la stampa è non-libera. Nel mondo, soltanto una persona su sei vive in un paese con una stampa considerata libera da Freedom House. “I giornalisti sono sempre più vittime di aggressioni e di omicidi, una tendenza sostenuta dall’impunità dei passati crimini”, dice il rapporto di Freedom House. Il 10 aprile scorso l’ultima vittima Reuters in Thailandia, Hiro Muramoto. Nei primi mesi del 2010, sono morti 24 giornalisti di cui 10 sicuramente esercitando la propria professione — 2 in Pakistan, 2 in Nigeria, 1 in Afghanistan, 1 in Angola, 1 in Messico, 1 in Yemen, 1 in Thailandia e 1 in Camerun — mentre 14 in contesti ancora non chiariti ma comunque oggetto d’indagine. Nel 2009 hanno invece perso la vita 96 giornalisti, 71 dei quali uccisi nel tentativo di svolgere il proprio mestiere. Ulteriori dettagli sono consultabili all’indirizzo cpj.org/killed/.
La giornata mondiale della libertà di stampa, celebrata ogni 3 maggio, è stata istituita nel 1993 dalle Nazioni Unite per promuovere una stampa libera e per ricordare i giornalisti che hanno perso la vita per e nel proprio lavoro.

Di seguito pubblico una simpatica lettera che forse potrà aiutarci a comprendere come mai ci troviamo tra i paesi semi-liberi:

- Salve, sono un cittadino dell'Italianistan !
- Vivo a Milano DUE in un palazzo costruito dal Presidente del Consiglio.
- Lavoro a Milano in una azienda di cui è mero azionista il Presidente del Consiglio
- Anche l'assicurazione dell'auto con cui mi reco a lavoro è del Presidente del Consiglio, come del Presidente del Consiglio è l'assicurazione che gestisce la mia previdenza integrativa.
- Mi fermo tutte le mattine a comprare il giornale, di cui è proprietario il Presidente del Consiglio
- Quando devo andare in banca, vado in quella del Presidente del Consiglio.
- Al pomeriggio, esco dal lavoro e vado a far spesa in un ipermercato del Presidente del Consiglio, dove compro prodotti realizzati da aziende partecipate dal Presidente del Consiglio.
- Alla sera, se decido di andare al cinema, vado in una sala del circuito di proprietà del Presidente del Consiglio e guardo un film prodotto e distribuito da una società del Presidente del Consiglio (questi film godono anche di finanziamenti pubblici elargiti dal governo presieduto dal Presidente del Consiglio).
- Se invece la sera rimango a casa, spesso guardo la TV del Presidente del Consiglio, con decoder prodotto da società del Presidente del Consiglio, dove i film realizzati da società del Presidente del Consiglio sono continuamente interrotti da spot realizzati dall'agenzia pubblicitaria del Presidente del Consiglio.
- Soprattutto guardo i risultati delle partite, perché faccio il tifo per la squadra di cui il Presidente del Consiglio è proprietario.
- Quando non guardo la TV del Presidente del Consiglio, guardo la RAI, i cui dirigenti sono stati nominati dai parlamentari che il Presidente del Consiglio ha fatto eleggere. Allora mi stufo e vado a navigare un po’ in internet, con provider del Presidente del Consiglio.
- Se però non ho proprio voglia di TV o di navigare in internet, leggo un libro, la cui casa editrice è di proprietà del Presidente del Consiglio.
- Naturalmente, come in tutti i paesi democratici e liberali, anche in Italianistan è il Presidente del Consiglio che predispone le leggi che vengono approvate da un Parlamento dove molti dei deputati della maggioranza sono dipendenti ed avvocati del Presidente del Consiglio, che governa nel mio esclusivo interesse!!!!!!!!!!!!!
- Per fortuna!



P.S. Se ancora vi state chiedendo come mai nessuno ha dato questa notizia al telegiornale la risposta mi sembra abbastanza evidente: se l'avessero data saremmo un paese libero.

Fabrizio Fusco

martedì 27 aprile 2010

Dov'è finito il profumo di Libertà?

Milano, Piazza della Scala, 24aprile2010, all'interno del Teatro si celebra la festa della Liberazione, con l'orchestra che suona l'Inno di Mameli e il Presidente della Repubblica Napolitano che fa il suo discorso, richiamando tutti all'unità, alla presenza dei vari Fassino, Berlusconi, Formigoni, Podestà, Bindi, Moratti. Il clima è perfetto, quasi idilliaco, tutto va a gonfie vele, tutti vanno d'accordo, tutti sono contenti. O forse questo è quello che si vuol far passare in televisione? Tutta la piazza e tutte le vie circostanti sono transennate e sorvegliate da uno stuolo di forze di polizia. Il punto più vicino all'ingresso del Teatro è a una cinquantina di metri. La massa di curiosi, che sperava di poter vedere da vicino i propri leaders, resta delusa, attaccata alle transenne, nella speranza di cogliere una mano, un lembo di giacca, una testa. Ma niente. I politici presenti sono talmente amati che non si fanno scorgere neanche da lontano, se non la Bindi, applaudita, e Formigoni, fischiato, che, sia per sfottere che per far apparire un'immagine di serenità alla televisione, saluterà con un ampio sorriso. Per il resto niente, i metri di distanza ed il numero di addetti alla sicurezza sono troppi, dalle varie auto blu potrebbe anche non essere nè sceso nè salito nessuno. L'atmosfera è surreale. Ed è necessario che sia così per chi basa la propria immagine solo sull'apparire in video, il contatto umano deve scomparire.

C'è un silenzio ovattato in tutta la piazza. Ma all'improvviso si sentono dei fischi e delle urla provenire dal lato sinistro del teatro. Questo è narrato nella prima parte del video. Dei dipendenti della Scala protestano contro i tagli alla cultura e alla lirica, vogliono entrare da un ingresso secondario per manifestare, per rendere nota la propria situazione, il proprio malessere. Non gli è permesso, da qui lo sontro con la polizia e qualche manganellata. Pian piano si sparge la voce di quanto accaduto. Ma niente di ciò è degno di essere raccontato dai media tradizionali.

Poco dopo si sente la voce di protesta di Piero Ricca, un noto giornalista, attivista e blogger che organizza settimanalmente degli speak corner, che cerca di svegliare le menti anestetizzate della piazza silenziosa, richiamando i valori della Resistenza. Resistenza che significa combattere ancora oggi contro le continue lesioni dei diritti fondamentali, ormai dati troppo per scontati. Tra curiosi, tra componenti di QuiMilanoLibera e tra chi riconosce in Piero un punto di riferimento per protestare, si crea intorno a lui una piccola folla. Per farsi sentire meglio inizia a parlare al megafono. Ma durerà poco. Le immagini questo raccontano. Non è tollerabile sentire una voce fuori dal coro. Il megafono gli viene portato via a forza, lui cerca di opporre resistenza, qualcuno cerca di aiutarlo, ma alla fine l'avranno vinta e si dilegueranno in pochi secondi. Ma la violenza subìta incoraggia ancor di più a protestare. Purtroppo ciò non sarà sufficiente per essere ritenuti una notizia dai telegiornali nazionali. Il dissenso non può essere trasmesso in televisione, che è la principale (se non l'unica) fonte di informazione per la maggior parte della persone. Se non vedo mai il dissenso, tenderò a conformarmi. Se nessuno protesta mai, significa che non ce ne è motivo, non sarò certo io ad inventarmene uno.

Questo è ciò che è successo. Io ero presente. Spesso se ne sente parlare, a volte vediamo anche dei filmati, ma vedere dal vivo la lesione di un diritto, vedere dal vivo un abuso di potere suscita una sensazione che tutti dovremmo provare, in modo tale da avere maggior indignazione ad ogni ingiustizia di cui riceviamo notizia. C'è adrenalina, c'è rabbia. Non si può pensare cosa è giusto o cosa è sbagliato, non se ne ha neanche il tempo. Si sa e basta, è ingiusto. E di fronte a un'ingiustizia non si può fare altro che intervenire, fare il possibile per impedirla. Così dovrebbe essere sempre, anche quando non ci riguarda direttamente. Sia per solidarietà, sia perchè un giorno potrebbe toccare a noi. Molti sono morti perchè noi oggi potessimo avvalerci dei diritti che abbiamo. Non lasciamo che la loro memoria venga calpestata e i loro sforzi restino vani, lasciando che questi diritti vengano logorati nell'indifferenza.

In quest'occasione è stato violata la libertà di manifestazione del pensiero, garantita dall'art. 21 della Costituzione.Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. E non c'erano esigenze di ordine pubblico. E se ci fossero state, l'assembramento di persone doveva essere sciolto con un preavviso delle forze di pubblica sicurezza, che, se non rispettato, avrebbero dovuto intimare per tre volte lo scioglimento (con tre squilli di tromba). Questo prevede il Tulps (testo unico leggi pubblica sicurezza). Invito tutti a leggere come la nostra sicurezza sia in parte regolata da una regio decreto, fascista, del 1931. Per dare un'idea dell'avanguardia di quel testo, esso prevede anche il divieto di distribuire o mettere in circolazione scritti, disegni o immagini che divulgano, anche in modo indiretto o simulato o sotto pretesto terapeutico o scientifico, i mezzi rivolti a impedire la procreazione o a procurare l'aborto o che illustrano l'impiego dei mezzi stessi o che forniscono, comunque, indicazioni sul modo di procurarseli o di servirsene. (Previsione che ovviamente non può che essere disattesa.)

Si è riscontrato inoltre un abuso da parte di quei poliziotti (della Digos si presume) che, in borghese, non erano riconoscibili come pubblici ufficiali e che non hanno comunicato quale legge o regolamento si stava violando, non permettendo al cittadino di conoformavisi e anzi, eseguendo un'azione di sequestro. Tutto ciò senza la benchè minima necessità di operare con urgenza. A questo va' aggiunta l'impossibilità di identificare gli agenti e la conseguente impossibilità di fare un ricorso giurisdizionale contro tale azione.

Sono stufo di sentirmi dire che non siamo in una dittatura, che abbiamo tutti i diritti di cui abbiamo bisogno. Vero è che non siamo in una dittatura, ma è vero anche che a nessuno è concesso di rovinare, neanche con una piccola sbavatura, la pellicola del film che stanno creando per noi, il film che riscriverà completamente la realtà. O meglio, che creerà una realtà split, suddivisa, come la banana split. Ci sarà la realtà di quelli che stanno bene e che pensano che tutti stiano come loro. (In questa c'è una sottocategoria, la realtà di quelli che credono di stare bene, perchè così gli han detto di doversi sentire.) E ci sarà la realtà di quelli che stanno male, che sanno di stare male, che vedono come il film non corrisponda a verità, ma hanno la voce troppo debole, fanno fatica anche a comunicare tra loro, per il frastuono con cui è trasmessa in continuazione la realtà di plastica, plastica che non permette alle voci discordi di giungere nella realtà idilliaca al di là della barriera.

Obiettivo: con piccole azioni quotidiane, praticare dei forellini al plasticume. Se si è in tanti a farlo l'effetto sarà devastante. Il dissenso ed il malessere saranno finalmente percepiti da una marea di anime sonnecchianti. In questa marea ci sarà chi preferisce continuare a dormicchiare e chi preferisce pensare solo a sè stesso, ma saranno tanti quelli in cui si risveglierà un moto di solidarietà. Il pallone in cui vivevano si sgonfierà lentamente, niente potranno fare quei pochi che immettevano aria artificiale per mantenere apparenze e potere. Finalmente tutti potranno respirare un'aria con un'essenza nuova, forse mai provata prima. Risulta difficile dare una definizione, un nome, ma il ricordo di una sensazione sopraggiunge, dai primordi della memoria, l'odore di questa nuova brezza è come se fosse il sapore della madeleine, è un ricordo piacevole, ricco, finalmente è chiaro: è profumo di verità, è profumo di libertà.

Jacopo De Angelis

Oggi se ne respira poco, ma dobbiamo cercarlo nei nostri ricordi primordiali. Lì l'ho trovato quando ho cercato di evitare quella violenza.

P.S. Questo è un commento di un artista del coro della Scala, che ho trovato nel blog di Ricca. "Buongiorno, sono un artista del coro del Teatro alla Scala.Ieri, eravamo riuniti per esprimere CIVILMENTE il nostro dissenso al decreto di Bondi, con uno striscione che recava le paroleNO AL DECRETO INFAME - VIA I BANDITI DALL’ANFOLSCi hanno impedito CON LA FORZA di esporlo,tentando dapprima di sequestrarlo, poi, tra spintoni di energumeni in borghese, permettendoci di aprirlo solo all’ingresso della galleria Vittorio Emanuele, ben distanti dal nostro Teatro e soprattutto dalle telecamere.Dopo aver comunque manifestato là dove era possibile, ci siamo recati TUTTI all’ingresso artisti in via Filodrammatici 2, sotto i portici, lo stesso ingresso per il quale ogni giorno transito per andare a lavorare. Ma senza striscione.Lì giunti, dapprima ci hanno impedito l’accesso al Teatro, nonostante esponessimo il pass di cui siamo dotati(rimarco che ieri sera, quando sono andati via tutti, abbiamo fatto una replica del Simon Boccanegra con Placido Domingo, come in cartellone), poi hanno schierato un cordone nutrito di forze dell’ordine in tenuta antisommossa (!) per impedirci il transito sotto il colonnato.Eravamo tanti, artisti del coro, orchestrali, tecnici, personale di sala, sarte…in un istante mi sono visto davanti un enorme scudo in plexiglass, che “proteggeva” un tutore dell’ordine con casco e manganello in mano.Bene, quel manganello è partito, colpendo un tecnico che era alla mia destra!Abbiamo cercato di fermare quelle mani con il manganello alzato, uno di noi ci è riuscito, afferrando il polso del “valoroso” tutore dell’ordine…dietro di lui un suo collega, forse infastidito dal gesto, ha sferrato un PUGNO, colpendo sul naso e facendo sanguinare il proprietario di quella mano che aveva osato fermare il manganello.W l’Italia e la Resistenza, intanto, si proclamava all’interno del Teatro.Con Berlusconi seduto sorridente in platea e gli artisti della Scala presi a sprangate fuori." Luciano BuonoArtista del Coro del Teatro alla Scala

domenica 25 aprile 2010

BELLA CIAO!

Il 25 aprile in Italia è la Festa della Liberazione, si ricorda cioè l'anniversario della liberazione dal nazifascismo.
Durante la seconda guerra mondiale (1939-1945), dopo il 1943, l'Italia si ritrovò divisa in due: al nord Benito Mussolini e i Fascisti avevano costituito la Repubblica Sociale Italiana, vicina ai tedeschi e al Nazismo di Hitler, mentre al sud si formò in opposizione il governo Badoglio, in collaborazione con gli Alleati americani e inglesi.
Per combattere il dominio nazifascista si era organizzata la Resistenza, formata dai Partigiani. Questi erano uomini, donne, giovani, anziani, preti, militari, persone di diversi ceti sociali, diverse idee politiche e religiose, ma che avevano in comune la volontà di lottare personalmente, ognuno con i propri mezzi, per ottenere in patria la democrazia e il rispetto della libertà individuale e l'uguaglianza.
Il 25 aprile 1945 i Partigiani, supportati dagli Alleati, entrarono vittoriosi nelle principali città italiane, mettendo fine al tragico periodo di lutti e rovine e dando così il via al processo di liberazione dell'Italia dall'oppressione fascista.
Qualche anno dopo, dalle idee di democrazia e libertà, è nata la Costituzione Italiana, quella stessa Costituzione che oggi viene continuamente umiliata da chi vuole piegarla ai suoi interessi personali e usarla per rafforzare il proprio potere, dimentico di coloro che diedero la vita per essa.
Per questo, seppur in maniera assai diversa, oggi come allora è tempo di RESISTENZA.

Fabrizio Fusco

(Breve documentario di History Channel sulla storia dei partigiani)



(Mitico canto popolare associato alla lotta partigiana di Resisitenza: Bella ciao)

lunedì 19 aprile 2010

Mavalà!!

Tutto si può accettare. Si possono avere idee diverse, il cui interscambio contribuisce all'evoluzione della società. Ma c'è una cosa che credo proprio non possa fare altro che inferocire gli animi (oppure, per i più sconfortati, far cadere le braccia): la faccia tosta. Faccia tosta dovuta a tracotanza. Persino gli antichi eroi, invincibili e ingiudicabili, venivano condannati dagli Dei per la loro tracotanza, la loro ubris. Agli eroi non era concesso di sfidare il volere degli Dei, gli era concesso tutto, ma non di avere tale faccia tosta. Ecco, io vedo tutti i giorni sfidata la Verità, con una tracotanza e un'insolenza mai riscontrate prima. Essendo la Verità il principio cardine cui dovrebbe ispirarsi ogni democrazia, risulta del tutto intollerabile vederla non solo insultata, ma anche calpestata quotidiniamente dal mondo politico.
In particolare mi riferisco all'ultima uscita dell'avv. di Berlusconi, nonchè onorevole, Niccolò Ghedini in merito alla decisione dei giudici di Milano di sollevare la questione di legittimità costituzionale della legge sul legittimo impedimento nell'ambito del processo sui diritti Mediaset. Questo perchè nell'udienza odierna gli avvocati di Berlusconi hanno opposto questa nuova legge al proseguimento del processo, secondo la quale è il Presidente del Consiglio a poter decidere quando può e quando non può comparire. La forma è nuova, ma la sostanza è uguale a quella dei due precedenti tentativi di stoppare i processi in cui l'attuale Presidente del Consiglio è imputato, ossia Lodo Maccanico-Schifani e Lodo Alfano. Ecco cosa ha dichiarato l'avv. Ghedini:
"Il nostro obiettivo era fare il processo e ottenere un'assoluzione perche' il fatto non sussiste. Speravamo che ci fosse consentito di fare il processo con i tempi e i modi previsti considerati gli impegni e la carica che riveste il presidente Berlusconi, ma qui a Milano i processi non ce li lasciano fare".
QUI A MILANO I PROCESSI NON CE LI LASCIANO FARE?!?
Io non ho più parole. C'è una legge che in sostanza consente a una persona di non presentarsi mai a processo, e chi è il responsabile se il processo non va' avanti?! Non chi ha fatto la legge e quindi che se ne avvale, ma il giudice che, dovendo applicare una legge della quale dubita la costituzionalità, non fa altro che rimettersi alla Corte Costituzionale, sospendendo così automaticamente il processo. Ma forse ho capito il perchè di questa esternazione: esprime tutto il rammarico di chi voleva sì che il processo andasse avanti, ma rinviandolo ogni udienza ad un'udienza successiva, dando così un po' di lavoro anche all'on. Ghedini, avv. di Berlusconi. Che peraltro è anche uno degli autori della legge, e certo non vorrebbe che il suo lavoro venga giudicato pieno di errori, perchè incostituzionale.
Come disse Berlusconi a Santoro: Ghedini lei è un dipendente della Cosa Pubblica, si CONTENGA!!
Jacopo De Angelis
Questa è un'intervista di Piero Ricca all'on. Ghedini.



Queste sono le dichiarazioni di Berlusconi dopo la bocciatura del Lodo Alfano da parte della Corte Costituzionale. Tra le altre Berlusconi dichiara anche che andrà a farsi processare e a dimostrare la propria innocenza.

sabato 17 aprile 2010

Rivoluzione Costituzione



Bisogna fare attenzione quando si parla di riformare lo Stato. L'uomo ha bisogno di avere un punto di riferimento che gli dìa tranquillità, che gli garantisca che le regole condivise da tutti abbiano una propria solidità, consentendo così una base essenziale del vivere comune. Ciò non deve essere considerato conservativismo, si può cercare di cambiare in meglio, ma con la dovuta cautela. Quando ci si presenta alle elezioni non si propone un modello di Stato alternativo, ma soluzioni ai problemi esistenti in quel sistema. Solo secondariamente si potrà valutare di modificare il sistema per una migliore gestione. Ma se l'obiettivo principale diventa la riforma del tipo di Stato e di organizzazione: o si lavora nell'ombra per attuare un rovesciamento, oppure, avendo già un'ampia maggioranza popolare, si può chiedere di ricominciare da zero sostituendo per intero il sistema vigente, come già si fece nel 1946, dopo la seconda guerra mondiale. Forse non ci si rende conto che la costituzione, le leggi, le regole in generale, non esistono di per sè, sono frutto di un accordo, sono un contratto sociale, stipulato vuoi per convenienza (homo homini lupus), vuoi per spirito di umana solidarietà. Non ci si rende conto che il diritto non è una scienza esatta, bensì un essere vivente che nasce dal nostro desiderio di avere una pacifica convivenza, in cui nessuno prevalga sugli altri, in cui tutti abbiano pari possibilità, in cui tutti abbiano le stesse garanzie. Ma, come diceva Calamandrei (un giurista,giornalista,politico che partecipò alla costituente) parlando della Costituzione, vertice del sistema giuridico, non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La costituzione è un pezzo di carta: la lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile, bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità. Per questo una delle offese che si fanno alla costituzione è l’indifferenza alla politica."La politica è una brutta cosa", "che me ne importa della politica": quando sento fare questo discorso, mi viene sempre in mente quella vecchia storiellina, che qualcheduno di voi conoscerà, di quei due emigranti, due contadini, che traversavano l’oceano su un piroscafo traballante. Uno di questi contadini dormiva nella stiva e l’altro stava sul ponte e si accorgeva che c’era una gran burrasca con delle onde altissime e il piroscafo oscillava: e allora questo contadino impaurito domanda a un marinaio: "Ma siamo in pericolo?", e questo dice: "Se continua questo mare, il bastimento fra mezz’ora affonda". Allora lui corre nella stiva svegliare il compagno e dice: "Beppe, Beppe, Beppe, se continua questo mare, il bastimento fra mezz’ora affonda!". Quello dice: " Che me ne importa, non è mica mio!". Questo è l’indifferentisno alla politica. Succede lo stesso quando si parla dello Stato, come se fosse un'entità esterna a noi. E per questo c'è sia rassegnazione che menefreghismo, perchè è percepito troppo distante, e non si vede che è tutto intorno a noi, non si vede che siamo noi che contribuiamo a mantenerlo.

Ecco quindi l'origine e la storia della Costituzione narrate in modo illuminante da Zagrebelsky, Presidente emerito della Corte Costituzionale. Buona Visione.

Jacopo De Angelis




Ecco inoltre un documento, redatto dai Radicali, e le dichiarazioni di Leonardo Sciascia, scrittore e politico del secondo 900, che sostengono e mostrano come la Costituzione sia continuamente disapplicata.


IL SILENZIO DEI COLPEVOLI


Dopo anni di dichiarazioni vergognose dovremmo ormai essere provati ed assuefatti dal verbo Berlusconiano, limitarci ad una indignazione "d'ufficio", ad una risatina ironica, a commentare come se stessimo riportando una nuova esilarante barzelletta sui carabinieri: " Hai sentito l'ultima dichiarazione di Berlusconi?..." e poi risate scroscianti. Eppure quando viene offesa la dignità di uomini veri come Roberto Saviano e di conseguenza di tutti i martiri della mafia, che hanno donato la loro vita per la denuncia, l'indignazione è troppa per essere taciuta e un commento pur breve deve trovare spazio almeno in questo blog visto che ai media italiani come si suol dire "non gliene po' frega de' meno". Durante la conferenza stampa di venerdì scorso a Palazzo Chigi il premier si scaglia deciso contro tutta la cultura italiana che denuncia (o meglio secondo lui pubblicizza) la criminalità organizzata e ce l'ha in particolare con la serie della Piovra e con Gomorra: "la mafia italiana risulterebbe essere la sesta al mondo ma è quella più conosciuta anche per i film e le fiction che ne hanno parlato, come le serie della Piovra e in generale la letteratura, Gomorra e tutto il resto". Non è la prima volta che Berlusconi trova modo di sferrare attacchi contro questo genere di fiction e autori letterali, già il 29 novembre dello scorso anno dichiarava in un incontro tenuto ad Olbia con i giovani del Partito dell'amore: “Se trovo chi ha fatto le serie de La Piovra e chi scrive libri sulla mafia facendoci fare brutta figura nel mondo, giuro che lo strozzo”. A parte il fatto che le fiction Tv più recenti e seguite sulla mafia, come Il capo dei Capi, L'Ultimo Padrino, Squadra Antimafia Palermo Oggi sono state prodotte dalla Taodue (società controllata da Mediaset), mandate in onda dalle reti Mediaset e che quindi come suggerito da Michele Placido (interprete di Provenzano ne "L'Ultimo Padrino") Berlusconi dovrebbe strozzarsi da solo, le mie riflessioni su queste dichiarazioni vertono essenzialmente su due punti.
In primo luogo da queste parole viene percepito un atteggiamento decisamente omertoso, Berlusconi dice che la mafia italiana è la sesta al mondo quindi in fondo non è che sia poi così pericolosa e potente (lui se ne intende), inoltre suggerisce di finirla di tirare in mezzo questi personaggi dai nomi comici come Sandokan Schiavone, Cicciotto di Mezzanotte, Ciruzzo 'o Milionario che è meglio che rimangano nell'ombra. Queste questioni vanno risolte internamente, la gente non le deve sapere, la cultura deve essere di pochi che si occupano del bene di molti, deve essere Cosa Nostra non di tutti, le persone comuni devono occuparsi di Grande Fratello e della Talpa, le dinamiche economiche dei Casalesi non devono riguardarli. Con queste dichiarazioni viene seguita alla perfezione la logica mafiosa: 1) sminuire il fenomeno mafioso 2) invitare le persone a farsi gli affari propri. Io invece vorrei un presidente del consiglio che invitasse i propri cittadini a seguire le orme dei Saviano, degli Impastato, dei Don Peppino Diana e di coloro che non stanno in silenzio anzichè additarli come spot negativi per il nostro paese. Appare lampante sotto gli occhi di tutti il paradosso per cui Berlusconi si permette di dare dell'esempio negativo a Roberto Saviano, ma perchè nessuno dice niente?, perchè non c'è stato un giornalista in grado di controribattere a questo delirio, di lasciare l'aula indignato, di chiedere se forse l'esempio negativo non fosse ospitare a casa propria per anni Mangano piuttosto che scrivere un libro di denuncia sulla camorra con tanto di nomi e cognomi? (risposta: perchè sennò veniva menato da La Russa) perchè non accade mai nulla di tutto questo in Italia? Forse la risposta sta nell'inizio di questo articolo, siamo tutti assuefatti e non diamo più peso a nulla o forse il nostro è un paese meno libero di quel che sembra. Sta di fatto che chiunque proferisca tali affermazioni senz'altro è da ritenere quantomeno connivente se non addirittura colluso.
In seconda battuta queste dichiarazioni mi danno modo di analizzare il pensiero Berlusconiano nel suo aspetto dominante, ossia l'importanza dell'apparenza. Per lui è tutto uno show. Tutto ciò che viene mostrato al pubblico deve essere perfetto, il dietro le quinte non si deve conoscere nella maniera più assoluta, a maggior ragione se non del tutto limpido. Tutto deve apparire colorato e luccicante, chi mostra il marcio della società è un antitaliano, uno che vuole speculare sulle disgrazie altrui, una figura negativa. Il reale si deve confondere con l' irreale, lo spot pubblicitario deve essere la realtà. Nessuno meglio di Berlusconi sa quanto sia importante tutto ciò avendoci costruito il suo successo personale. Ovviamente anche la gestione di una nazione intera deve piegarsi a questa logica, per cui la consegna degli alloggi ai terremotati deve divenire uno spettacolo televisivo dove tutto sembra essere tornato come prima, la crisi finanziaria che attanaglia l'Italia deve essere smentita e di conseguenza anche la mafia deve essere addolcita e resa meno dura di quel che è realmente. Gli autori come Saviano o le trasmissioni di approfondimento che sfondano questo muro di false apparenze pertanto devono essere censurati e isolati; il re Mida non può permettersi che i suoi sudditi vengano a sapere che tutto ciò che egli tocca non è oro.
Per tutte queste ragioni propongo la bellissima lettera di risposta al presidente del consiglio dello stesso Roberto Saviano che sicuramente renderà maggiormente comprensibile l'assurdità del silenzio e la bellezza della verità

LA LETTERA DI ROBERTO SAVIANO

Fabrizio Fusco

martedì 13 aprile 2010

Stragi di civili in Iraq e Afghanistan: il valore della vita umana è diverso a seconda di dove si nasce?

( Il video, sebbene possa apparire surreale, potrebbe comunque impressionare le persone più sensibili. Su youtube è infatti richiesta la maggiore età. Per la visione integrale di 34minuti cliccare su questo link.)

Ecco un filmato scioccante, che ho appositamente riportato per intero, nonostante sia un po' lungo. Ma credo che 17minuti si possano dedicare a una riflessione: in quale direzione sta andando il genere umano?

Sintesi. Il filmato è del 2007 ed è stato ottenuto grazie all'ampia libertà di informazione garantita negli Usa. Infatti il Freedom of Information Act garantisce a tutti il pieno accesso a informazioni di rilievo pubblico. Il filmato è stato da poco ottenuto e pubblicato su Wikileaks. Gli obiettivi delle macchine fotografiche di due giornalisti di Reuters in Iraq vengono scambiati per armi dai soldati Usa che da un elicottero chiedono alla base il permesso di aprire il fuoco. Ingaggio accordato. Successivamente viene fatto fuoco anche su un furgoncino che cercava di soccorrere un ferito. Furgoncino sul quale è evidente ci siano dei bambini, che feriti verranno poi trasportati in un ospedale locale, con scarsa probabilità di avere cure adeguate.

Le autorità militari americane negano ogni errore. In aggiunta al filmato riporto anche la notizia più recente dell'omicidio di 4 civili da parte di forze NATO in Afghanistan, che hanno avuto la colpa di essere su un bus che si è affiancato a un convoglio di mezzi militari. In questo caso è stato chiesto scusa. Non c'è neanche bisogno di riportare il numero di morti civili (innumerevoli) che ci sono stati in questi anni in Iraq e in Afghanistan nel corso di queste "missioni di pace", se così si possono chiamare. Bastano il filmato e quest'ultimo episodio per riflettere.

Come è possibile che uno Stato abbia l'ipocrisia di definirsi democratico e l'ipocrisia di erigersi a difensore dei diritti umani nonchè a difensore ed esportatore della democrazia, quando nei fatti non fa altro che imporsi con la sua forza? E dietro cosa ci si maschera? La difesa del proprio Stato dal terrorismo internazionale. Quindi il fine giustifica i mezzi. Un po' machiavellico. Ci si nasconde dietro a tante belle parole, ma alla prova dei fatti esce fuori quello che le parole non possono più nascondere. Ma le parole possono giustificare e quindi rendere lecito ciò che tanto si era condannato precedentemente, ed hanno gioco facile nel trovare consensi se la motivazione addotta è la legittima difesa. Il problema dovrebbe essere oggetto di un'ampia discussione. Si potrebbe dire che appunto la difesa è stata proporzionata all'offesa, cioè la costante minaccia di attentati terroristici. Il discorso è logico e plausibile. Ma non può essere fatto da uno Stato che è considerato la più grande democrazia occidentale. Certo, ci sono anche altre contraddizioni interne al sistema democratico americano, come la pena di morte o la tortura, ma questa, quella di accettare il sacrificio di vittime innocenti sull'altare del Dio sicurezza, è la più grave. Ancora più grave la sudditanza di tutto il mondo occidentale, che anzi partecipa attivamente a queste missioni. Perchè le democrazie occidentali non si scandalizzano? Perchè gli fa comodo, o forse anche per un diffuso senso di superiorità? Chè la vita di un'iraqeno o di un afghano vale meno di quella di un italiano? E perchè mai? Avremmo mai accettato qui in Italia il sacrificio di qualche nostro concittadino per chiudere il periodo stragista terroristico e mafioso? Non credo. Allora cos'è che provoca questa indifferenza per vittime che sono colpevoli del solo fatto di essere nate in un luogo instabile? L'elemento principale, insieme al senso di superiorità, è la lontananza. Possiamo dedicarci allo tsunami indonesiano o ai terremoti di Haiti e Cile per un tempo limitato, giusto quel tanto per metterci a posto la coscienza, donare il nostro euro, e poi dimenticarci di questi luoghi a noi lontani. C'è inoltre la generalizzazione che ogni paese arabo, che ogni musulmano o mediorientale abbia tendenze terroristico-fondamentaliste, il che giustifica qualche sacrificio, appunto perchè è legittima difesa: meglio qualche morto in più là, anche innocente, che una strage qua. Ecco quindi il senso di superiorità che ha istintivamente il più forte. La mia sicurezza è più importante della tua stessa vita.

Non entro nel merito dell'opportunità o meno di queste missioni. Mi soffermo invece sul valore della vita, che sarebbe bene insegnare a qualunque soldato. Il filmato sembra davvero un videogioco, il che mi spaventa. Per fare il militare, per svolgere un'attività in cui si crede ciecamente, cioè le difesa della propria patria, è difficile non estraniarsi dalla realtà. Vivere con consapevolezza di una spada di Damocle sempre sulla propria testa, vivere in mezzo alla morte quotidiana non è facile. Per questo sarebbe opportuno educare qualsiasi uomo, in particolare ogni soldato, al rispettto della dignità umana, al rispetto della vita altrui, da ritenere sacra. Imparato ciò, forse si demonizzerebbe di meno il nemico, forse non lo si vedrebbe da tutte le parti, forse non si esulterebbe per aver ucciso qualcuno, forse non si proverebbe piacere nello schiacciare un cadavere con un carroarmato, forse si avrebbe l'istinto di proteggere i bambini, innocenti per definizione, forse ci si penserebbe sopra due volte prima di premere il grilletto, forse ci si renderebbe conto di avere davanti un uomo.

Mi viene in mente 'La guerra di Piero', di Fabrizio De Andrè: "Sparagli Piero sparagli ora, e dopo un colpo sparagli ancora, fino a che tu non lo vedrai esangue, cadere a terra e coprire il suo sangue. E se gli sparo in fronte o nel cuore, soltanto il tempo avrà per morire, ma il tempo a me resterà per vedere, vedere gli occhi di un uomo che muore."

Jacopo De Angelis

venerdì 2 aprile 2010

CONTINUIAMO A RAGIONARE

RIEPILOGO

Da poco si sono concluse le elezioni regionali 2010, finalmente riaprono i talk show ed è tempo di bilanci per tutti. Evidente la vittoria del centro-destra che strappa al centro-sinistra ben 4 regioni in più rispetto al 2005. Da nord a sud ecco come cambia la cartina politica del nostro amato stivale: al nord ormai solo la Liguria resiste allo strapotere della Lega che in Veneto supera addirittura il Pdl, mentre per la Lombardia continua ad oltranza il sultanato del ciellino Formigoni. Nel centro Italia solo il Lazio passa al centro-destra dopo gli scandali del precedente governatore Marrazzo. Al sud il passaggio di consegna riguarda la Campania e la Calabria, con tanto di ringraziamenti ad Antonio Bassolino e Agazio Loiero che durante la loro amministrazione hanno fatto collezione di avvisi di garanzia manco fossero il Presidente del Consiglio. In Puglia viene premiato il buon governo dell'amato Nichi Vendola che vince a mani basse.
DUE GRANDI SCELTE

Due i vincitori di questa tornata: la maggioranza di governo e l'astensionismo. Cosa vuol dire? Vuol dire che gli Italiani alla vigilia di queste elezioni avevano principalmente due possibilità; continuare ad appoggiare ciecamente i deliri dello psiconano o astenersi. L'opposizione? Non pervenuta. A parte Di Pietro, che rispetto alle regionali del 2005 passa dall'1,5 al 7,2 guadagnando ben 38 seggi (pur perdendo circa un punto rispetto alle Europee di un anno fa), il Pd continua ad assomigliare sempre più ad un film horror. Il solo sentire nominare D'Alema e Veltroni mette i brividi. Baffetto ci aveva provato fino all'ultimo nel cercare di perdere anche l'ultimo baluardo del sud cercando di candidare il carneade Boccia, ma costretto alle primarie si è dovuto arrendere. Quello che dovrebbe essere il maggior partito d'opposizione ormai è il nulla al quadrato, un insieme di vecchi dinosauri stanchi (non di fallire!) e senza idee. Non si capisce se sia un partito laico, ha passato tutta la campagna elettorale ad inseguire il voto moderato dell'Udc che a livello nazionale non va oltre il 5,57 (poco più si Sinistra Ecologia e Libertà per intenderci) senza sapere che ormai più moderato di loro non c'è nulla, progetti concreti e moderni non ce ne sono, i suoi candidati vanno da professori della sconfitta come Penati all'anticlericale e radicale per eccellenza Emma Bonino nella capitale dei vescovi, per non parlare dei pluri indagati De Luca e Loiero. Non si capisce neanche più se siano contro Berlusconi, mimetizzati dalle solite frasi di rito del tipo: “ non bisogna parlare sempre male di Berlusconi altrimenti si fa il suo gioco”. La convinzione è che bastasse veramente poco per portare a casa una vittoria. Se il Pd se la passa male il Partito dell'amore non se la passa tanto meglio. Le sue vittorie più importanti in Piemonte (per meno di un punto percentuale) e nel Lazio (meno di tre punti, nonostante la Bonino fosse stata completamente abbandonata a se stessa ) sono arrivate al foto-finish, rispetto alle Europee di meno di un anno fa non c'è regione in cui il Pdl non abbia perso voti. Si passa dal – 7,4 in Piemonte, il dato più preoccupante al nord, ai – 11,9 della Campania e – 12,1 della Puglia fino al punto massimo di calo in Basilicata del – 14,1. La verità è che il Berlusconismo se non è in crisi è quantomeno in sensibile calo. Lungi da me voler sottovalutare un fenomeno (in)culturale così radicato e potente, ma a me sembra che chi sta attorno a lui (non ultimo Fini) inizi a capire che ormai lo psiconano non esiste più, viene tenuto in vita solo per mantenere unita una destra sempre più spaccata al suo interno, e a quanto pare anche la gente pare cominci a capirlo. Come una vecchia rock-star, coperto da una maschera di cerone per non tradire minimamente i segni del tempo, arringa le piazze con i suoi pezzi più famosi: “contro di me complotti e calunie dai pm” e la folla adorante: “seeeeeeeee”, “Santoro e Travaglio fanno della Tv pubblica un uso criminoso” standing ovation dei manifestanti, “Noi siamo l'amore loro sono l'odio” (il prossimo potrebbe essere noi siamo belli e buoni loro sono brutti e cattivi) è il trionfo del populismo. E dulcis in fundo come “Albachiara” per Vasco o “Satisfaction” per i Rolling Stones ecco che arriva il gran finale: “Sono stato perseguitato dalla magistratura comunista” la gente impazzisce, è orgasmo collettivo. Come i nostalgici Mussoliniani o una qualsiasi religione ci si lascia guidare dal pensiero di un morto, da un lifting di un metro e cinquanta coi tacchi che cammina e che ormai è in grado di ripetere solo le stesse cose. Come la religione cattolica ha il suo papa da seguire fino alla morte così la religione Berlusconiana ha il suo: il profeta da Arcore. Per carità ci vorranno anni prima di liberarci dall'indottrinamento apportato nel corso degli ultimi venti anni al nostro paese grazie alle sue televisioni spazzatura, ma speriamo di essere sulla buona strada. Come si suol dire una volta toccato il fondo si può solo risalire.
Per tutte queste ragioni, dove ha potuto, la gente ha preferito votare Lega Nord. Infatti se il Pdl ha perso consensi ovunque la Lega ne ha acquistati praticamente ovunque, mettendo la freccia nel Veneto e sorpassando i colleghi (compagni non è il caso) di coalizione. I risultati sono straordinari ma non sorprendenti: + 10,4 in Lombardia, + 8,2 in Piemonte, ma soprattutto + 20,4 in Veneto e perfino + 8,8 in Toscana rispetto alle regionali scorse del 2005. A tutto questo vanno aggiunti i primi due governatori leghisti d.o.c. Cota in Pimeonte e Zaia in Veneto (delle sei regioni conquistate dal centro-destra la corrente principale del Pdl Forza Italia divide le poltrone dei governatori equamente con gli alleati, 2 alla Lega, 2 FI e 2 AN). Un trionfo dovuto ad una serie di fattori sintetizzabili nella “crisetta” del Pdl, nella sempre di moda caccia allo straniero, ormai sport nazionale nella quale i leghisti sono modestamente i campioni in carica, oltre che per la presenza nelle liste della “trota” Renzo Bossi vero e proprio fiore all'occhiello delle liste Leghiste. Impossibile perdere con dei candidati così! Ora sarà interessante vedere gli sviluppi all'interno della maggioranza con il senatùr che andrà prontamente a riscuotere poltrone dopo lo tsunami verde che ha travolto queste elezioni.
LA TERZA VIA

Per chi non voleva fare a meno del proprio diritto costituzionale al voto, ma allo stesso tempo si sentiva toppo sporco e peccaminoso per aderire al caritatevole partito dell'amore, il MoVimento a 5 stelle ha rappresentato una valida alternativa; è stato il partito votato dai non votanti. All'accusa di aver fatto perdere l'ex governatrice Mercedes Bresso in Piemonte Beppe Grillo ha risposto che se lei non si fosse presentata lui avrebbe vinto. Dipende dai punti di vista quindi. In realtà Beppe Grillo fin dalla nascita del suo movimento ha sempre sostenuto di voler mandare a casa tutti. Destra e sinistra per lui non fa differenza, il suo intento è quella di portare un gruppo di cittadini giovani e apolitici ad occupare posti sempre più importanti all'interno dei comuni e anche delle regioni con la forza di idee nuove, basate sulla trasparenza e la modernità. E pare che ci stia riuscendo: 3,6% in Piemonte con 2 consiglieri e 6% in Emilia Romagna 2 consiglieri e il candidato presidente Giovanni Favia che per poco non doppia quello dell'Udc fermandosi al 7%. Si potrebbe discutere molto su questo strano animale da palcoscenico, un po' comico, un po' giornalista e un po' politico, ognuno è libero di farsi la propia idea. C'è chi lo vede come un vero idolo e c'è chi lo critica per l'incongruenza dei suoi bei discorsi con i suoi effettivi comportamenti al di fuori del palcoscenico. Io mi limito a dire che mandare a casa tutta questa accozzaglia di politicanti buoni solo a prendere i nostri soldi e a distribuirli ai loro amici con un movimento apolitico che parte dal basso, ridare al popolo il suo diritto costituzionale di scegliersi i propri rappresentanti col voto di preferenza, l'obbligo di LISTE PULITE (il nostro neonato consiglio regionale lombardo è già pieno di prescritti e indagati), eliminare il conflitto d'interesse, l'obbligo dello stato di favorire le industrie a risparmio energetico, di fermare questa disperata corsa alla cementificazione e al nucleare, di creare mezzi alternativi alle automobili, internet gratutito, leggi che impediscano alle banche di praticare usura e signoraggio continuo a danno del cittadino e a vantaggio dei pochi, (e ci sarebbe molto altro) in poche parole rendere l'Italia finalmente una democrazia e non più un' oligarchia non mi sembrano cose da pericoloso populista ma concetti condivisibili e basilari che tuttavia non sento ripetere da nessuno di questi politici benpensanti. Per questo Beppe Grillo aveva provato a candidarsi come segretario del Pd. Ovviamente gli è stato impedito, con questi punti nel programma si sarebbe potuto anche rischiare di vincere! Meglio non correrre questo rischio.
I consiglieri del MoVimento a 5 stelle dunque sono dei cittadini onesti e incensurati, che non appartengono a nessun partito ma che mirano a rendere pubblico e trasparente l'operato dei consigli regionali nei quali sono stati eletti, senza l'utilizzo di mezzi di informazione come Tv e giornali ma solo con l'uso della rete. Effettivamente un'assurdità.

Fabrizio Fusco