Raffaello Sanzio, "La scuola di Atene". Tema: la facoltà dell'anima di conoscere il vero.

martedì 27 aprile 2010

Dov'è finito il profumo di Libertà?

Milano, Piazza della Scala, 24aprile2010, all'interno del Teatro si celebra la festa della Liberazione, con l'orchestra che suona l'Inno di Mameli e il Presidente della Repubblica Napolitano che fa il suo discorso, richiamando tutti all'unità, alla presenza dei vari Fassino, Berlusconi, Formigoni, Podestà, Bindi, Moratti. Il clima è perfetto, quasi idilliaco, tutto va a gonfie vele, tutti vanno d'accordo, tutti sono contenti. O forse questo è quello che si vuol far passare in televisione? Tutta la piazza e tutte le vie circostanti sono transennate e sorvegliate da uno stuolo di forze di polizia. Il punto più vicino all'ingresso del Teatro è a una cinquantina di metri. La massa di curiosi, che sperava di poter vedere da vicino i propri leaders, resta delusa, attaccata alle transenne, nella speranza di cogliere una mano, un lembo di giacca, una testa. Ma niente. I politici presenti sono talmente amati che non si fanno scorgere neanche da lontano, se non la Bindi, applaudita, e Formigoni, fischiato, che, sia per sfottere che per far apparire un'immagine di serenità alla televisione, saluterà con un ampio sorriso. Per il resto niente, i metri di distanza ed il numero di addetti alla sicurezza sono troppi, dalle varie auto blu potrebbe anche non essere nè sceso nè salito nessuno. L'atmosfera è surreale. Ed è necessario che sia così per chi basa la propria immagine solo sull'apparire in video, il contatto umano deve scomparire.

C'è un silenzio ovattato in tutta la piazza. Ma all'improvviso si sentono dei fischi e delle urla provenire dal lato sinistro del teatro. Questo è narrato nella prima parte del video. Dei dipendenti della Scala protestano contro i tagli alla cultura e alla lirica, vogliono entrare da un ingresso secondario per manifestare, per rendere nota la propria situazione, il proprio malessere. Non gli è permesso, da qui lo sontro con la polizia e qualche manganellata. Pian piano si sparge la voce di quanto accaduto. Ma niente di ciò è degno di essere raccontato dai media tradizionali.

Poco dopo si sente la voce di protesta di Piero Ricca, un noto giornalista, attivista e blogger che organizza settimanalmente degli speak corner, che cerca di svegliare le menti anestetizzate della piazza silenziosa, richiamando i valori della Resistenza. Resistenza che significa combattere ancora oggi contro le continue lesioni dei diritti fondamentali, ormai dati troppo per scontati. Tra curiosi, tra componenti di QuiMilanoLibera e tra chi riconosce in Piero un punto di riferimento per protestare, si crea intorno a lui una piccola folla. Per farsi sentire meglio inizia a parlare al megafono. Ma durerà poco. Le immagini questo raccontano. Non è tollerabile sentire una voce fuori dal coro. Il megafono gli viene portato via a forza, lui cerca di opporre resistenza, qualcuno cerca di aiutarlo, ma alla fine l'avranno vinta e si dilegueranno in pochi secondi. Ma la violenza subìta incoraggia ancor di più a protestare. Purtroppo ciò non sarà sufficiente per essere ritenuti una notizia dai telegiornali nazionali. Il dissenso non può essere trasmesso in televisione, che è la principale (se non l'unica) fonte di informazione per la maggior parte della persone. Se non vedo mai il dissenso, tenderò a conformarmi. Se nessuno protesta mai, significa che non ce ne è motivo, non sarò certo io ad inventarmene uno.

Questo è ciò che è successo. Io ero presente. Spesso se ne sente parlare, a volte vediamo anche dei filmati, ma vedere dal vivo la lesione di un diritto, vedere dal vivo un abuso di potere suscita una sensazione che tutti dovremmo provare, in modo tale da avere maggior indignazione ad ogni ingiustizia di cui riceviamo notizia. C'è adrenalina, c'è rabbia. Non si può pensare cosa è giusto o cosa è sbagliato, non se ne ha neanche il tempo. Si sa e basta, è ingiusto. E di fronte a un'ingiustizia non si può fare altro che intervenire, fare il possibile per impedirla. Così dovrebbe essere sempre, anche quando non ci riguarda direttamente. Sia per solidarietà, sia perchè un giorno potrebbe toccare a noi. Molti sono morti perchè noi oggi potessimo avvalerci dei diritti che abbiamo. Non lasciamo che la loro memoria venga calpestata e i loro sforzi restino vani, lasciando che questi diritti vengano logorati nell'indifferenza.

In quest'occasione è stato violata la libertà di manifestazione del pensiero, garantita dall'art. 21 della Costituzione.Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. E non c'erano esigenze di ordine pubblico. E se ci fossero state, l'assembramento di persone doveva essere sciolto con un preavviso delle forze di pubblica sicurezza, che, se non rispettato, avrebbero dovuto intimare per tre volte lo scioglimento (con tre squilli di tromba). Questo prevede il Tulps (testo unico leggi pubblica sicurezza). Invito tutti a leggere come la nostra sicurezza sia in parte regolata da una regio decreto, fascista, del 1931. Per dare un'idea dell'avanguardia di quel testo, esso prevede anche il divieto di distribuire o mettere in circolazione scritti, disegni o immagini che divulgano, anche in modo indiretto o simulato o sotto pretesto terapeutico o scientifico, i mezzi rivolti a impedire la procreazione o a procurare l'aborto o che illustrano l'impiego dei mezzi stessi o che forniscono, comunque, indicazioni sul modo di procurarseli o di servirsene. (Previsione che ovviamente non può che essere disattesa.)

Si è riscontrato inoltre un abuso da parte di quei poliziotti (della Digos si presume) che, in borghese, non erano riconoscibili come pubblici ufficiali e che non hanno comunicato quale legge o regolamento si stava violando, non permettendo al cittadino di conoformavisi e anzi, eseguendo un'azione di sequestro. Tutto ciò senza la benchè minima necessità di operare con urgenza. A questo va' aggiunta l'impossibilità di identificare gli agenti e la conseguente impossibilità di fare un ricorso giurisdizionale contro tale azione.

Sono stufo di sentirmi dire che non siamo in una dittatura, che abbiamo tutti i diritti di cui abbiamo bisogno. Vero è che non siamo in una dittatura, ma è vero anche che a nessuno è concesso di rovinare, neanche con una piccola sbavatura, la pellicola del film che stanno creando per noi, il film che riscriverà completamente la realtà. O meglio, che creerà una realtà split, suddivisa, come la banana split. Ci sarà la realtà di quelli che stanno bene e che pensano che tutti stiano come loro. (In questa c'è una sottocategoria, la realtà di quelli che credono di stare bene, perchè così gli han detto di doversi sentire.) E ci sarà la realtà di quelli che stanno male, che sanno di stare male, che vedono come il film non corrisponda a verità, ma hanno la voce troppo debole, fanno fatica anche a comunicare tra loro, per il frastuono con cui è trasmessa in continuazione la realtà di plastica, plastica che non permette alle voci discordi di giungere nella realtà idilliaca al di là della barriera.

Obiettivo: con piccole azioni quotidiane, praticare dei forellini al plasticume. Se si è in tanti a farlo l'effetto sarà devastante. Il dissenso ed il malessere saranno finalmente percepiti da una marea di anime sonnecchianti. In questa marea ci sarà chi preferisce continuare a dormicchiare e chi preferisce pensare solo a sè stesso, ma saranno tanti quelli in cui si risveglierà un moto di solidarietà. Il pallone in cui vivevano si sgonfierà lentamente, niente potranno fare quei pochi che immettevano aria artificiale per mantenere apparenze e potere. Finalmente tutti potranno respirare un'aria con un'essenza nuova, forse mai provata prima. Risulta difficile dare una definizione, un nome, ma il ricordo di una sensazione sopraggiunge, dai primordi della memoria, l'odore di questa nuova brezza è come se fosse il sapore della madeleine, è un ricordo piacevole, ricco, finalmente è chiaro: è profumo di verità, è profumo di libertà.

Jacopo De Angelis

Oggi se ne respira poco, ma dobbiamo cercarlo nei nostri ricordi primordiali. Lì l'ho trovato quando ho cercato di evitare quella violenza.

P.S. Questo è un commento di un artista del coro della Scala, che ho trovato nel blog di Ricca. "Buongiorno, sono un artista del coro del Teatro alla Scala.Ieri, eravamo riuniti per esprimere CIVILMENTE il nostro dissenso al decreto di Bondi, con uno striscione che recava le paroleNO AL DECRETO INFAME - VIA I BANDITI DALL’ANFOLSCi hanno impedito CON LA FORZA di esporlo,tentando dapprima di sequestrarlo, poi, tra spintoni di energumeni in borghese, permettendoci di aprirlo solo all’ingresso della galleria Vittorio Emanuele, ben distanti dal nostro Teatro e soprattutto dalle telecamere.Dopo aver comunque manifestato là dove era possibile, ci siamo recati TUTTI all’ingresso artisti in via Filodrammatici 2, sotto i portici, lo stesso ingresso per il quale ogni giorno transito per andare a lavorare. Ma senza striscione.Lì giunti, dapprima ci hanno impedito l’accesso al Teatro, nonostante esponessimo il pass di cui siamo dotati(rimarco che ieri sera, quando sono andati via tutti, abbiamo fatto una replica del Simon Boccanegra con Placido Domingo, come in cartellone), poi hanno schierato un cordone nutrito di forze dell’ordine in tenuta antisommossa (!) per impedirci il transito sotto il colonnato.Eravamo tanti, artisti del coro, orchestrali, tecnici, personale di sala, sarte…in un istante mi sono visto davanti un enorme scudo in plexiglass, che “proteggeva” un tutore dell’ordine con casco e manganello in mano.Bene, quel manganello è partito, colpendo un tecnico che era alla mia destra!Abbiamo cercato di fermare quelle mani con il manganello alzato, uno di noi ci è riuscito, afferrando il polso del “valoroso” tutore dell’ordine…dietro di lui un suo collega, forse infastidito dal gesto, ha sferrato un PUGNO, colpendo sul naso e facendo sanguinare il proprietario di quella mano che aveva osato fermare il manganello.W l’Italia e la Resistenza, intanto, si proclamava all’interno del Teatro.Con Berlusconi seduto sorridente in platea e gli artisti della Scala presi a sprangate fuori." Luciano BuonoArtista del Coro del Teatro alla Scala

domenica 25 aprile 2010

BELLA CIAO!

Il 25 aprile in Italia è la Festa della Liberazione, si ricorda cioè l'anniversario della liberazione dal nazifascismo.
Durante la seconda guerra mondiale (1939-1945), dopo il 1943, l'Italia si ritrovò divisa in due: al nord Benito Mussolini e i Fascisti avevano costituito la Repubblica Sociale Italiana, vicina ai tedeschi e al Nazismo di Hitler, mentre al sud si formò in opposizione il governo Badoglio, in collaborazione con gli Alleati americani e inglesi.
Per combattere il dominio nazifascista si era organizzata la Resistenza, formata dai Partigiani. Questi erano uomini, donne, giovani, anziani, preti, militari, persone di diversi ceti sociali, diverse idee politiche e religiose, ma che avevano in comune la volontà di lottare personalmente, ognuno con i propri mezzi, per ottenere in patria la democrazia e il rispetto della libertà individuale e l'uguaglianza.
Il 25 aprile 1945 i Partigiani, supportati dagli Alleati, entrarono vittoriosi nelle principali città italiane, mettendo fine al tragico periodo di lutti e rovine e dando così il via al processo di liberazione dell'Italia dall'oppressione fascista.
Qualche anno dopo, dalle idee di democrazia e libertà, è nata la Costituzione Italiana, quella stessa Costituzione che oggi viene continuamente umiliata da chi vuole piegarla ai suoi interessi personali e usarla per rafforzare il proprio potere, dimentico di coloro che diedero la vita per essa.
Per questo, seppur in maniera assai diversa, oggi come allora è tempo di RESISTENZA.

Fabrizio Fusco

(Breve documentario di History Channel sulla storia dei partigiani)



(Mitico canto popolare associato alla lotta partigiana di Resisitenza: Bella ciao)

lunedì 19 aprile 2010

Mavalà!!

Tutto si può accettare. Si possono avere idee diverse, il cui interscambio contribuisce all'evoluzione della società. Ma c'è una cosa che credo proprio non possa fare altro che inferocire gli animi (oppure, per i più sconfortati, far cadere le braccia): la faccia tosta. Faccia tosta dovuta a tracotanza. Persino gli antichi eroi, invincibili e ingiudicabili, venivano condannati dagli Dei per la loro tracotanza, la loro ubris. Agli eroi non era concesso di sfidare il volere degli Dei, gli era concesso tutto, ma non di avere tale faccia tosta. Ecco, io vedo tutti i giorni sfidata la Verità, con una tracotanza e un'insolenza mai riscontrate prima. Essendo la Verità il principio cardine cui dovrebbe ispirarsi ogni democrazia, risulta del tutto intollerabile vederla non solo insultata, ma anche calpestata quotidiniamente dal mondo politico.
In particolare mi riferisco all'ultima uscita dell'avv. di Berlusconi, nonchè onorevole, Niccolò Ghedini in merito alla decisione dei giudici di Milano di sollevare la questione di legittimità costituzionale della legge sul legittimo impedimento nell'ambito del processo sui diritti Mediaset. Questo perchè nell'udienza odierna gli avvocati di Berlusconi hanno opposto questa nuova legge al proseguimento del processo, secondo la quale è il Presidente del Consiglio a poter decidere quando può e quando non può comparire. La forma è nuova, ma la sostanza è uguale a quella dei due precedenti tentativi di stoppare i processi in cui l'attuale Presidente del Consiglio è imputato, ossia Lodo Maccanico-Schifani e Lodo Alfano. Ecco cosa ha dichiarato l'avv. Ghedini:
"Il nostro obiettivo era fare il processo e ottenere un'assoluzione perche' il fatto non sussiste. Speravamo che ci fosse consentito di fare il processo con i tempi e i modi previsti considerati gli impegni e la carica che riveste il presidente Berlusconi, ma qui a Milano i processi non ce li lasciano fare".
QUI A MILANO I PROCESSI NON CE LI LASCIANO FARE?!?
Io non ho più parole. C'è una legge che in sostanza consente a una persona di non presentarsi mai a processo, e chi è il responsabile se il processo non va' avanti?! Non chi ha fatto la legge e quindi che se ne avvale, ma il giudice che, dovendo applicare una legge della quale dubita la costituzionalità, non fa altro che rimettersi alla Corte Costituzionale, sospendendo così automaticamente il processo. Ma forse ho capito il perchè di questa esternazione: esprime tutto il rammarico di chi voleva sì che il processo andasse avanti, ma rinviandolo ogni udienza ad un'udienza successiva, dando così un po' di lavoro anche all'on. Ghedini, avv. di Berlusconi. Che peraltro è anche uno degli autori della legge, e certo non vorrebbe che il suo lavoro venga giudicato pieno di errori, perchè incostituzionale.
Come disse Berlusconi a Santoro: Ghedini lei è un dipendente della Cosa Pubblica, si CONTENGA!!
Jacopo De Angelis
Questa è un'intervista di Piero Ricca all'on. Ghedini.



Queste sono le dichiarazioni di Berlusconi dopo la bocciatura del Lodo Alfano da parte della Corte Costituzionale. Tra le altre Berlusconi dichiara anche che andrà a farsi processare e a dimostrare la propria innocenza.

sabato 17 aprile 2010

Rivoluzione Costituzione



Bisogna fare attenzione quando si parla di riformare lo Stato. L'uomo ha bisogno di avere un punto di riferimento che gli dìa tranquillità, che gli garantisca che le regole condivise da tutti abbiano una propria solidità, consentendo così una base essenziale del vivere comune. Ciò non deve essere considerato conservativismo, si può cercare di cambiare in meglio, ma con la dovuta cautela. Quando ci si presenta alle elezioni non si propone un modello di Stato alternativo, ma soluzioni ai problemi esistenti in quel sistema. Solo secondariamente si potrà valutare di modificare il sistema per una migliore gestione. Ma se l'obiettivo principale diventa la riforma del tipo di Stato e di organizzazione: o si lavora nell'ombra per attuare un rovesciamento, oppure, avendo già un'ampia maggioranza popolare, si può chiedere di ricominciare da zero sostituendo per intero il sistema vigente, come già si fece nel 1946, dopo la seconda guerra mondiale. Forse non ci si rende conto che la costituzione, le leggi, le regole in generale, non esistono di per sè, sono frutto di un accordo, sono un contratto sociale, stipulato vuoi per convenienza (homo homini lupus), vuoi per spirito di umana solidarietà. Non ci si rende conto che il diritto non è una scienza esatta, bensì un essere vivente che nasce dal nostro desiderio di avere una pacifica convivenza, in cui nessuno prevalga sugli altri, in cui tutti abbiano pari possibilità, in cui tutti abbiano le stesse garanzie. Ma, come diceva Calamandrei (un giurista,giornalista,politico che partecipò alla costituente) parlando della Costituzione, vertice del sistema giuridico, non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La costituzione è un pezzo di carta: la lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile, bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità. Per questo una delle offese che si fanno alla costituzione è l’indifferenza alla politica."La politica è una brutta cosa", "che me ne importa della politica": quando sento fare questo discorso, mi viene sempre in mente quella vecchia storiellina, che qualcheduno di voi conoscerà, di quei due emigranti, due contadini, che traversavano l’oceano su un piroscafo traballante. Uno di questi contadini dormiva nella stiva e l’altro stava sul ponte e si accorgeva che c’era una gran burrasca con delle onde altissime e il piroscafo oscillava: e allora questo contadino impaurito domanda a un marinaio: "Ma siamo in pericolo?", e questo dice: "Se continua questo mare, il bastimento fra mezz’ora affonda". Allora lui corre nella stiva svegliare il compagno e dice: "Beppe, Beppe, Beppe, se continua questo mare, il bastimento fra mezz’ora affonda!". Quello dice: " Che me ne importa, non è mica mio!". Questo è l’indifferentisno alla politica. Succede lo stesso quando si parla dello Stato, come se fosse un'entità esterna a noi. E per questo c'è sia rassegnazione che menefreghismo, perchè è percepito troppo distante, e non si vede che è tutto intorno a noi, non si vede che siamo noi che contribuiamo a mantenerlo.

Ecco quindi l'origine e la storia della Costituzione narrate in modo illuminante da Zagrebelsky, Presidente emerito della Corte Costituzionale. Buona Visione.

Jacopo De Angelis




Ecco inoltre un documento, redatto dai Radicali, e le dichiarazioni di Leonardo Sciascia, scrittore e politico del secondo 900, che sostengono e mostrano come la Costituzione sia continuamente disapplicata.


IL SILENZIO DEI COLPEVOLI


Dopo anni di dichiarazioni vergognose dovremmo ormai essere provati ed assuefatti dal verbo Berlusconiano, limitarci ad una indignazione "d'ufficio", ad una risatina ironica, a commentare come se stessimo riportando una nuova esilarante barzelletta sui carabinieri: " Hai sentito l'ultima dichiarazione di Berlusconi?..." e poi risate scroscianti. Eppure quando viene offesa la dignità di uomini veri come Roberto Saviano e di conseguenza di tutti i martiri della mafia, che hanno donato la loro vita per la denuncia, l'indignazione è troppa per essere taciuta e un commento pur breve deve trovare spazio almeno in questo blog visto che ai media italiani come si suol dire "non gliene po' frega de' meno". Durante la conferenza stampa di venerdì scorso a Palazzo Chigi il premier si scaglia deciso contro tutta la cultura italiana che denuncia (o meglio secondo lui pubblicizza) la criminalità organizzata e ce l'ha in particolare con la serie della Piovra e con Gomorra: "la mafia italiana risulterebbe essere la sesta al mondo ma è quella più conosciuta anche per i film e le fiction che ne hanno parlato, come le serie della Piovra e in generale la letteratura, Gomorra e tutto il resto". Non è la prima volta che Berlusconi trova modo di sferrare attacchi contro questo genere di fiction e autori letterali, già il 29 novembre dello scorso anno dichiarava in un incontro tenuto ad Olbia con i giovani del Partito dell'amore: “Se trovo chi ha fatto le serie de La Piovra e chi scrive libri sulla mafia facendoci fare brutta figura nel mondo, giuro che lo strozzo”. A parte il fatto che le fiction Tv più recenti e seguite sulla mafia, come Il capo dei Capi, L'Ultimo Padrino, Squadra Antimafia Palermo Oggi sono state prodotte dalla Taodue (società controllata da Mediaset), mandate in onda dalle reti Mediaset e che quindi come suggerito da Michele Placido (interprete di Provenzano ne "L'Ultimo Padrino") Berlusconi dovrebbe strozzarsi da solo, le mie riflessioni su queste dichiarazioni vertono essenzialmente su due punti.
In primo luogo da queste parole viene percepito un atteggiamento decisamente omertoso, Berlusconi dice che la mafia italiana è la sesta al mondo quindi in fondo non è che sia poi così pericolosa e potente (lui se ne intende), inoltre suggerisce di finirla di tirare in mezzo questi personaggi dai nomi comici come Sandokan Schiavone, Cicciotto di Mezzanotte, Ciruzzo 'o Milionario che è meglio che rimangano nell'ombra. Queste questioni vanno risolte internamente, la gente non le deve sapere, la cultura deve essere di pochi che si occupano del bene di molti, deve essere Cosa Nostra non di tutti, le persone comuni devono occuparsi di Grande Fratello e della Talpa, le dinamiche economiche dei Casalesi non devono riguardarli. Con queste dichiarazioni viene seguita alla perfezione la logica mafiosa: 1) sminuire il fenomeno mafioso 2) invitare le persone a farsi gli affari propri. Io invece vorrei un presidente del consiglio che invitasse i propri cittadini a seguire le orme dei Saviano, degli Impastato, dei Don Peppino Diana e di coloro che non stanno in silenzio anzichè additarli come spot negativi per il nostro paese. Appare lampante sotto gli occhi di tutti il paradosso per cui Berlusconi si permette di dare dell'esempio negativo a Roberto Saviano, ma perchè nessuno dice niente?, perchè non c'è stato un giornalista in grado di controribattere a questo delirio, di lasciare l'aula indignato, di chiedere se forse l'esempio negativo non fosse ospitare a casa propria per anni Mangano piuttosto che scrivere un libro di denuncia sulla camorra con tanto di nomi e cognomi? (risposta: perchè sennò veniva menato da La Russa) perchè non accade mai nulla di tutto questo in Italia? Forse la risposta sta nell'inizio di questo articolo, siamo tutti assuefatti e non diamo più peso a nulla o forse il nostro è un paese meno libero di quel che sembra. Sta di fatto che chiunque proferisca tali affermazioni senz'altro è da ritenere quantomeno connivente se non addirittura colluso.
In seconda battuta queste dichiarazioni mi danno modo di analizzare il pensiero Berlusconiano nel suo aspetto dominante, ossia l'importanza dell'apparenza. Per lui è tutto uno show. Tutto ciò che viene mostrato al pubblico deve essere perfetto, il dietro le quinte non si deve conoscere nella maniera più assoluta, a maggior ragione se non del tutto limpido. Tutto deve apparire colorato e luccicante, chi mostra il marcio della società è un antitaliano, uno che vuole speculare sulle disgrazie altrui, una figura negativa. Il reale si deve confondere con l' irreale, lo spot pubblicitario deve essere la realtà. Nessuno meglio di Berlusconi sa quanto sia importante tutto ciò avendoci costruito il suo successo personale. Ovviamente anche la gestione di una nazione intera deve piegarsi a questa logica, per cui la consegna degli alloggi ai terremotati deve divenire uno spettacolo televisivo dove tutto sembra essere tornato come prima, la crisi finanziaria che attanaglia l'Italia deve essere smentita e di conseguenza anche la mafia deve essere addolcita e resa meno dura di quel che è realmente. Gli autori come Saviano o le trasmissioni di approfondimento che sfondano questo muro di false apparenze pertanto devono essere censurati e isolati; il re Mida non può permettersi che i suoi sudditi vengano a sapere che tutto ciò che egli tocca non è oro.
Per tutte queste ragioni propongo la bellissima lettera di risposta al presidente del consiglio dello stesso Roberto Saviano che sicuramente renderà maggiormente comprensibile l'assurdità del silenzio e la bellezza della verità

LA LETTERA DI ROBERTO SAVIANO

Fabrizio Fusco

martedì 13 aprile 2010

Stragi di civili in Iraq e Afghanistan: il valore della vita umana è diverso a seconda di dove si nasce?

( Il video, sebbene possa apparire surreale, potrebbe comunque impressionare le persone più sensibili. Su youtube è infatti richiesta la maggiore età. Per la visione integrale di 34minuti cliccare su questo link.)

Ecco un filmato scioccante, che ho appositamente riportato per intero, nonostante sia un po' lungo. Ma credo che 17minuti si possano dedicare a una riflessione: in quale direzione sta andando il genere umano?

Sintesi. Il filmato è del 2007 ed è stato ottenuto grazie all'ampia libertà di informazione garantita negli Usa. Infatti il Freedom of Information Act garantisce a tutti il pieno accesso a informazioni di rilievo pubblico. Il filmato è stato da poco ottenuto e pubblicato su Wikileaks. Gli obiettivi delle macchine fotografiche di due giornalisti di Reuters in Iraq vengono scambiati per armi dai soldati Usa che da un elicottero chiedono alla base il permesso di aprire il fuoco. Ingaggio accordato. Successivamente viene fatto fuoco anche su un furgoncino che cercava di soccorrere un ferito. Furgoncino sul quale è evidente ci siano dei bambini, che feriti verranno poi trasportati in un ospedale locale, con scarsa probabilità di avere cure adeguate.

Le autorità militari americane negano ogni errore. In aggiunta al filmato riporto anche la notizia più recente dell'omicidio di 4 civili da parte di forze NATO in Afghanistan, che hanno avuto la colpa di essere su un bus che si è affiancato a un convoglio di mezzi militari. In questo caso è stato chiesto scusa. Non c'è neanche bisogno di riportare il numero di morti civili (innumerevoli) che ci sono stati in questi anni in Iraq e in Afghanistan nel corso di queste "missioni di pace", se così si possono chiamare. Bastano il filmato e quest'ultimo episodio per riflettere.

Come è possibile che uno Stato abbia l'ipocrisia di definirsi democratico e l'ipocrisia di erigersi a difensore dei diritti umani nonchè a difensore ed esportatore della democrazia, quando nei fatti non fa altro che imporsi con la sua forza? E dietro cosa ci si maschera? La difesa del proprio Stato dal terrorismo internazionale. Quindi il fine giustifica i mezzi. Un po' machiavellico. Ci si nasconde dietro a tante belle parole, ma alla prova dei fatti esce fuori quello che le parole non possono più nascondere. Ma le parole possono giustificare e quindi rendere lecito ciò che tanto si era condannato precedentemente, ed hanno gioco facile nel trovare consensi se la motivazione addotta è la legittima difesa. Il problema dovrebbe essere oggetto di un'ampia discussione. Si potrebbe dire che appunto la difesa è stata proporzionata all'offesa, cioè la costante minaccia di attentati terroristici. Il discorso è logico e plausibile. Ma non può essere fatto da uno Stato che è considerato la più grande democrazia occidentale. Certo, ci sono anche altre contraddizioni interne al sistema democratico americano, come la pena di morte o la tortura, ma questa, quella di accettare il sacrificio di vittime innocenti sull'altare del Dio sicurezza, è la più grave. Ancora più grave la sudditanza di tutto il mondo occidentale, che anzi partecipa attivamente a queste missioni. Perchè le democrazie occidentali non si scandalizzano? Perchè gli fa comodo, o forse anche per un diffuso senso di superiorità? Chè la vita di un'iraqeno o di un afghano vale meno di quella di un italiano? E perchè mai? Avremmo mai accettato qui in Italia il sacrificio di qualche nostro concittadino per chiudere il periodo stragista terroristico e mafioso? Non credo. Allora cos'è che provoca questa indifferenza per vittime che sono colpevoli del solo fatto di essere nate in un luogo instabile? L'elemento principale, insieme al senso di superiorità, è la lontananza. Possiamo dedicarci allo tsunami indonesiano o ai terremoti di Haiti e Cile per un tempo limitato, giusto quel tanto per metterci a posto la coscienza, donare il nostro euro, e poi dimenticarci di questi luoghi a noi lontani. C'è inoltre la generalizzazione che ogni paese arabo, che ogni musulmano o mediorientale abbia tendenze terroristico-fondamentaliste, il che giustifica qualche sacrificio, appunto perchè è legittima difesa: meglio qualche morto in più là, anche innocente, che una strage qua. Ecco quindi il senso di superiorità che ha istintivamente il più forte. La mia sicurezza è più importante della tua stessa vita.

Non entro nel merito dell'opportunità o meno di queste missioni. Mi soffermo invece sul valore della vita, che sarebbe bene insegnare a qualunque soldato. Il filmato sembra davvero un videogioco, il che mi spaventa. Per fare il militare, per svolgere un'attività in cui si crede ciecamente, cioè le difesa della propria patria, è difficile non estraniarsi dalla realtà. Vivere con consapevolezza di una spada di Damocle sempre sulla propria testa, vivere in mezzo alla morte quotidiana non è facile. Per questo sarebbe opportuno educare qualsiasi uomo, in particolare ogni soldato, al rispettto della dignità umana, al rispetto della vita altrui, da ritenere sacra. Imparato ciò, forse si demonizzerebbe di meno il nemico, forse non lo si vedrebbe da tutte le parti, forse non si esulterebbe per aver ucciso qualcuno, forse non si proverebbe piacere nello schiacciare un cadavere con un carroarmato, forse si avrebbe l'istinto di proteggere i bambini, innocenti per definizione, forse ci si penserebbe sopra due volte prima di premere il grilletto, forse ci si renderebbe conto di avere davanti un uomo.

Mi viene in mente 'La guerra di Piero', di Fabrizio De Andrè: "Sparagli Piero sparagli ora, e dopo un colpo sparagli ancora, fino a che tu non lo vedrai esangue, cadere a terra e coprire il suo sangue. E se gli sparo in fronte o nel cuore, soltanto il tempo avrà per morire, ma il tempo a me resterà per vedere, vedere gli occhi di un uomo che muore."

Jacopo De Angelis

venerdì 2 aprile 2010

CONTINUIAMO A RAGIONARE

RIEPILOGO

Da poco si sono concluse le elezioni regionali 2010, finalmente riaprono i talk show ed è tempo di bilanci per tutti. Evidente la vittoria del centro-destra che strappa al centro-sinistra ben 4 regioni in più rispetto al 2005. Da nord a sud ecco come cambia la cartina politica del nostro amato stivale: al nord ormai solo la Liguria resiste allo strapotere della Lega che in Veneto supera addirittura il Pdl, mentre per la Lombardia continua ad oltranza il sultanato del ciellino Formigoni. Nel centro Italia solo il Lazio passa al centro-destra dopo gli scandali del precedente governatore Marrazzo. Al sud il passaggio di consegna riguarda la Campania e la Calabria, con tanto di ringraziamenti ad Antonio Bassolino e Agazio Loiero che durante la loro amministrazione hanno fatto collezione di avvisi di garanzia manco fossero il Presidente del Consiglio. In Puglia viene premiato il buon governo dell'amato Nichi Vendola che vince a mani basse.
DUE GRANDI SCELTE

Due i vincitori di questa tornata: la maggioranza di governo e l'astensionismo. Cosa vuol dire? Vuol dire che gli Italiani alla vigilia di queste elezioni avevano principalmente due possibilità; continuare ad appoggiare ciecamente i deliri dello psiconano o astenersi. L'opposizione? Non pervenuta. A parte Di Pietro, che rispetto alle regionali del 2005 passa dall'1,5 al 7,2 guadagnando ben 38 seggi (pur perdendo circa un punto rispetto alle Europee di un anno fa), il Pd continua ad assomigliare sempre più ad un film horror. Il solo sentire nominare D'Alema e Veltroni mette i brividi. Baffetto ci aveva provato fino all'ultimo nel cercare di perdere anche l'ultimo baluardo del sud cercando di candidare il carneade Boccia, ma costretto alle primarie si è dovuto arrendere. Quello che dovrebbe essere il maggior partito d'opposizione ormai è il nulla al quadrato, un insieme di vecchi dinosauri stanchi (non di fallire!) e senza idee. Non si capisce se sia un partito laico, ha passato tutta la campagna elettorale ad inseguire il voto moderato dell'Udc che a livello nazionale non va oltre il 5,57 (poco più si Sinistra Ecologia e Libertà per intenderci) senza sapere che ormai più moderato di loro non c'è nulla, progetti concreti e moderni non ce ne sono, i suoi candidati vanno da professori della sconfitta come Penati all'anticlericale e radicale per eccellenza Emma Bonino nella capitale dei vescovi, per non parlare dei pluri indagati De Luca e Loiero. Non si capisce neanche più se siano contro Berlusconi, mimetizzati dalle solite frasi di rito del tipo: “ non bisogna parlare sempre male di Berlusconi altrimenti si fa il suo gioco”. La convinzione è che bastasse veramente poco per portare a casa una vittoria. Se il Pd se la passa male il Partito dell'amore non se la passa tanto meglio. Le sue vittorie più importanti in Piemonte (per meno di un punto percentuale) e nel Lazio (meno di tre punti, nonostante la Bonino fosse stata completamente abbandonata a se stessa ) sono arrivate al foto-finish, rispetto alle Europee di meno di un anno fa non c'è regione in cui il Pdl non abbia perso voti. Si passa dal – 7,4 in Piemonte, il dato più preoccupante al nord, ai – 11,9 della Campania e – 12,1 della Puglia fino al punto massimo di calo in Basilicata del – 14,1. La verità è che il Berlusconismo se non è in crisi è quantomeno in sensibile calo. Lungi da me voler sottovalutare un fenomeno (in)culturale così radicato e potente, ma a me sembra che chi sta attorno a lui (non ultimo Fini) inizi a capire che ormai lo psiconano non esiste più, viene tenuto in vita solo per mantenere unita una destra sempre più spaccata al suo interno, e a quanto pare anche la gente pare cominci a capirlo. Come una vecchia rock-star, coperto da una maschera di cerone per non tradire minimamente i segni del tempo, arringa le piazze con i suoi pezzi più famosi: “contro di me complotti e calunie dai pm” e la folla adorante: “seeeeeeeee”, “Santoro e Travaglio fanno della Tv pubblica un uso criminoso” standing ovation dei manifestanti, “Noi siamo l'amore loro sono l'odio” (il prossimo potrebbe essere noi siamo belli e buoni loro sono brutti e cattivi) è il trionfo del populismo. E dulcis in fundo come “Albachiara” per Vasco o “Satisfaction” per i Rolling Stones ecco che arriva il gran finale: “Sono stato perseguitato dalla magistratura comunista” la gente impazzisce, è orgasmo collettivo. Come i nostalgici Mussoliniani o una qualsiasi religione ci si lascia guidare dal pensiero di un morto, da un lifting di un metro e cinquanta coi tacchi che cammina e che ormai è in grado di ripetere solo le stesse cose. Come la religione cattolica ha il suo papa da seguire fino alla morte così la religione Berlusconiana ha il suo: il profeta da Arcore. Per carità ci vorranno anni prima di liberarci dall'indottrinamento apportato nel corso degli ultimi venti anni al nostro paese grazie alle sue televisioni spazzatura, ma speriamo di essere sulla buona strada. Come si suol dire una volta toccato il fondo si può solo risalire.
Per tutte queste ragioni, dove ha potuto, la gente ha preferito votare Lega Nord. Infatti se il Pdl ha perso consensi ovunque la Lega ne ha acquistati praticamente ovunque, mettendo la freccia nel Veneto e sorpassando i colleghi (compagni non è il caso) di coalizione. I risultati sono straordinari ma non sorprendenti: + 10,4 in Lombardia, + 8,2 in Piemonte, ma soprattutto + 20,4 in Veneto e perfino + 8,8 in Toscana rispetto alle regionali scorse del 2005. A tutto questo vanno aggiunti i primi due governatori leghisti d.o.c. Cota in Pimeonte e Zaia in Veneto (delle sei regioni conquistate dal centro-destra la corrente principale del Pdl Forza Italia divide le poltrone dei governatori equamente con gli alleati, 2 alla Lega, 2 FI e 2 AN). Un trionfo dovuto ad una serie di fattori sintetizzabili nella “crisetta” del Pdl, nella sempre di moda caccia allo straniero, ormai sport nazionale nella quale i leghisti sono modestamente i campioni in carica, oltre che per la presenza nelle liste della “trota” Renzo Bossi vero e proprio fiore all'occhiello delle liste Leghiste. Impossibile perdere con dei candidati così! Ora sarà interessante vedere gli sviluppi all'interno della maggioranza con il senatùr che andrà prontamente a riscuotere poltrone dopo lo tsunami verde che ha travolto queste elezioni.
LA TERZA VIA

Per chi non voleva fare a meno del proprio diritto costituzionale al voto, ma allo stesso tempo si sentiva toppo sporco e peccaminoso per aderire al caritatevole partito dell'amore, il MoVimento a 5 stelle ha rappresentato una valida alternativa; è stato il partito votato dai non votanti. All'accusa di aver fatto perdere l'ex governatrice Mercedes Bresso in Piemonte Beppe Grillo ha risposto che se lei non si fosse presentata lui avrebbe vinto. Dipende dai punti di vista quindi. In realtà Beppe Grillo fin dalla nascita del suo movimento ha sempre sostenuto di voler mandare a casa tutti. Destra e sinistra per lui non fa differenza, il suo intento è quella di portare un gruppo di cittadini giovani e apolitici ad occupare posti sempre più importanti all'interno dei comuni e anche delle regioni con la forza di idee nuove, basate sulla trasparenza e la modernità. E pare che ci stia riuscendo: 3,6% in Piemonte con 2 consiglieri e 6% in Emilia Romagna 2 consiglieri e il candidato presidente Giovanni Favia che per poco non doppia quello dell'Udc fermandosi al 7%. Si potrebbe discutere molto su questo strano animale da palcoscenico, un po' comico, un po' giornalista e un po' politico, ognuno è libero di farsi la propia idea. C'è chi lo vede come un vero idolo e c'è chi lo critica per l'incongruenza dei suoi bei discorsi con i suoi effettivi comportamenti al di fuori del palcoscenico. Io mi limito a dire che mandare a casa tutta questa accozzaglia di politicanti buoni solo a prendere i nostri soldi e a distribuirli ai loro amici con un movimento apolitico che parte dal basso, ridare al popolo il suo diritto costituzionale di scegliersi i propri rappresentanti col voto di preferenza, l'obbligo di LISTE PULITE (il nostro neonato consiglio regionale lombardo è già pieno di prescritti e indagati), eliminare il conflitto d'interesse, l'obbligo dello stato di favorire le industrie a risparmio energetico, di fermare questa disperata corsa alla cementificazione e al nucleare, di creare mezzi alternativi alle automobili, internet gratutito, leggi che impediscano alle banche di praticare usura e signoraggio continuo a danno del cittadino e a vantaggio dei pochi, (e ci sarebbe molto altro) in poche parole rendere l'Italia finalmente una democrazia e non più un' oligarchia non mi sembrano cose da pericoloso populista ma concetti condivisibili e basilari che tuttavia non sento ripetere da nessuno di questi politici benpensanti. Per questo Beppe Grillo aveva provato a candidarsi come segretario del Pd. Ovviamente gli è stato impedito, con questi punti nel programma si sarebbe potuto anche rischiare di vincere! Meglio non correrre questo rischio.
I consiglieri del MoVimento a 5 stelle dunque sono dei cittadini onesti e incensurati, che non appartengono a nessun partito ma che mirano a rendere pubblico e trasparente l'operato dei consigli regionali nei quali sono stati eletti, senza l'utilizzo di mezzi di informazione come Tv e giornali ma solo con l'uso della rete. Effettivamente un'assurdità.

Fabrizio Fusco

giovedì 1 aprile 2010

Regioniamoci su: chi ha vinto queste elezioni?

In Italia le Regioni sono 20, di cui una divisa nelle Province autonome di Trento e Bolzano. In questa tornata elettorale non si è votato in 7 Regioni: quattro sono del centro-destra (Friuli, Sardegna, Abruzzo e Molise), mezza è del centro-sinistra, ossia la Provincia di Trento, due sono autonome (Valle d’Aosta e Bolzano) e un discorso a parte vale per la Sicilia, il cui governatore, dopo essere stato eletto con l’appoggio del PdL, ha fatto un rimpasto con il PD, dichiarando anche che il Berlusconismo è al tramonto. Quindi senza tener conto di quest’ultima Regione, la situazione precedente a queste votazioni era di 12 a 6, poichè nelle 13 in cui si è votato solo Lombardia e Veneto erano del centro-destra.
Quindi, nonostante in questa tornata elettorale figuri un 7 a 6 per il centro-sinistra, il risultato complessivo è positivo per il centro-destra, essendosi ribaltata la situazione: da un 12 a 6, ad un 8 a 10. E il grande cambiamento non riguarda solo il numero di Regioni, ma anche la quantità di persone che saranno amministrate dalla destra anzichè dalla sinistra: 17milioni tra Campania, Calabria, Lazio e Piemonte. La destra si è inoltre confermata in Lombardia e in Veneto. La sinistra ha mantenuto solo Liguria, Toscana, Emilia-Romagna, Umbria, Marche, Puglia e Basilicata.

Riscontrata la vittoria del centro-destra, è opportuno trattare i singoli dati a livello nazionale. Non solo è opportuno, ma è anche necessario inoltrarsi in questo tipo di analisi, perchè nonostante siano state elezioni regionali, i temi trattati in campagna elettorale sono stati sempre gli stessi, incastonati nella continua lotta tra Governo ed Opposizione, lotta che non permette di concentrarsi sugli argomenti rispetto ai quali i futuri eletti saranno effettivamente chiamati a decidere. Lo stesso vale per qualsiasi altra occasione in cui il Cittadino è chiamato ad esprimersi: per le Europee si è sentito poco parlare di Europa, e lo stesso vale per le Provinciali e le Comunali. Addirittura in un piccolo comune di 20mila abitanti, ho sentito il candidato PdL vantarsi dei rifiuti di Napoli e del terremoto de L’Aquila.
Detto ciò risulta chiaro come ad ogni elezione, ai Partiti interessi di più avere un riscontro generale della situazione, che occuparsi delle proposte utili per le votazioni. Basti vedere come si è speso il nostro Presidente del Consiglio nell’ultimo mese, facendo anche giurare i candidati presidenti di rispettare il programma da lui dettato.

Elemento protagonista è stata l’astensione, un italiano su tre non ha votato. Le cause possono essere molteplici, ma non è questa la sede per indagarle. Ci sono anche altri dati molto significativi. Delle 26milioni di persone che hanno votato (che sono il 64% dei 41milioni aventi diritto in queste 13Regioni), 1milione non ha espresso validamente il proprio voto. Ciò vuol dire che il 4% di quelli che hanno votato ha invalidato il proprio voto,vuoi di proposito (magari lasciando in bianco o insultando) vuoi per errore. Di quelli che hanno espresso validamente il proprio voto, il 10% (2milioni 700mila) ha votato solo per la lista regionale e non per quella provinciale.
Dai listini si può dedurre il risultato generale delle coalizioni prese per intero: si vede dunque che il centro-destra ho ottenuto 12milioni 160mila voti, contro gli 11milioni del centro-sinistra.
Per vedere i dati del singolo Partito dobbiamo invece riferirci alle liste provinciali, per le quali hanno votato solo 22,5 milioni di persone, praticamente la metà del totale.
A questo dato sconcertante, aggiungerei quante preferenze sono state espresse, in risposta a quelli (tra cui ci sono anch’io) che sostengono la reintroduzione delle preferenze anche per le Elezioni Politiche. Per ricavare il dato percentuale, mi sono riferito solo alla provincia di Milano, che suppongo possa essere un buon esempio. Le preferenze espresse, rispetto al numero dei voti dati alla lista, vanno dal 6% di Forza Nuova, al 30,6% di Rifondazione Comunista, ma in generale la media è attestabile intorno al 20% (29%PdL-16%Lega-21%PD-16%IdV-23%UdC-29%Sinistra e Libertà). Ciò significa che 4 elettori su 5, pur potendo, non hanno espresso la preferenza. Il che sembra piuttosto poco in un Paese che si continua a lamentare dello scarso peso decisionale del singolo cittadino.

Vediamo quindi come sono andati i singoli partiti, nel cui conteggio dei voti tengo conto anche delle liste civiche del candidato presidente, i cui voti sono presumibilmente da attribuire al rispettivo partito.
Pdl- 7milioni 216mila (32,1%) (inclusi in particolare anche i 640mila voti della lista Polverini)
PD- 6milioni 304mila (28,1%)
LegaNord- 2milioni 811mila (12,5%)
IdV- 1milione 585mila (7,1%)
UdC- 1milione 532mila (6,8%)(775mila da sola-170mila a sx-506mila a dx)
Sinistra e Libertà- 679mila (3%)
RifondazioneComunista- 616mila (2,8%)
Il PdL ha quindi preso 1milione di voti più del PD, ma in un turno elettorale, un Partito, per sentirsi ed essere effettivamente vincitore, deve essere migliorato rispetto all’elezione precedente, che così può essere presa a parametro della reazione dei Cittadini alle proprie azioni tra le due votazioni, vedere se premiano o castigano.
Mi sembra inutile andare a guardare le precedenti Regionali del 2005, o le Politiche del 2008, perchè come ho già detto prima, qualsiasi votazione assume sempre valenza nazionale. Confrontiamo quindi questi dati con quelli delle Europee di giugno 2009, che risalgono a 10mesi fa, facendo però alcune annotazioni.
Anzitutto le Europee, nonostante la loro nazionalizzazione, destano meno interesse, e quindi il voto può essere dato più alla leggera e senza ragionare in ottica di coalizione. Secondo, possono essere date tre preferenze. Di ciò hanno approfittato alcuni partiti, in particolare PdL e IdV (quest'ultimo ha seguito il primo), che si sono giocati i volti più noti della politica nazionale, ben sapendo che anche se eletti non avrebbero rinunciato all’incarico parlamentare (vedi Berlusconi, La Russa o Di Pietro), personalizzando così il voto, ancor più che nelle odierne Regionali.
Per ottenere un dato il più vicino possibile alla realtà, al numero di voti che ogni partito a ottenuto alle Europee, vanno sottratti quelli delle sette regioni che non hanno dovuto rinnovare il proprio Consiglio Regionale. L’affluenza è stata simile (65%Europee-64%Regionali) ma tra schede invalide e liste provinciali non votate, la distanza dei voti di cui tener conto per osservare le preferenze partitiche aumenta (61%Europee-55%Regionali). Per questo pur riportandolo, il dato più rilevante non è il numero di voti, ma la percentuale dei voti sul totale. (In ogni caso un numero di voti inferiore può comunque essere segno di disaffezione).
PdL- 9milioni 230mila (37%)
PD- 6milioni 963mila (27,96%)
LegaNord- 2milioni 946mila (11,8%)
IdV- 2milioni 46mila (8,2%)
UdC- 1milione 626mila (6,5%)
Sinistra e Libertà- 834mila (3,4%)
RifondazioneComunista- 912mila (3,7%)

Vediamo quindi che tutti perdono voti: il PdL 2milioni- il PD 600mila- la Lega e l’UdC 100mila- l’IdV 500mila- Sinistra e Libertà 150mila- Rifondazione 300mila.
Osserviamo però le variazioni percentuali:

PdL -5%
Pd +0,14%
LegaNord +0,7%
IdV -1,1%
UdC +0,3%
Sinistra e Libertà -0,4%
RifondazioneComunista -0,9%

Il dato che più balza all’occhio, sono i due milioni di persone che non hanno più votato PdL e il suo calo del 5% in queste 13 regioni.
Da notare anche il Movimento 5 Stelle di Grillo, che presentandosi in appena 5 regioni, ha ottenuto ben 515mila voti, un 2,3%sul totale.
Si vede inoltre la quasi impercettibile risalita del PD e la continua crescita della Lega.
Se si andasse a votare ora per le Politiche, estendendo fittiziamente questi dati a tutte le regioni (si tratterebbe di 10milioni di persone in più), la situazione sarebbe in bilico. Ricordando infatti i dati iniziali, tra centro-destra e centro-sinistra c’è una forbice di 1milione 160mila voti. Ipotizzando un fronte unito contro la destra di Berlusconi, si può immaginare che i 506mila voti che l’UdC gli ha concesso in queste regionali, passino a sinistra,così come i 775mila ottenuti correndo da sola, allo stesso modo i 515mila dei Grillini, che pur essendo contro entrambi i poli, potrebbero anche essere disposti a ‘sacrificarsi’ per battere Berlusconi. Ci sarebbe così un rovesciamento, con una vittoria del centro-sinistra con 12milioni 700mila voti contro gli 11milioni 500mila del centro-destra.

Ho giocato molto con i numeri, ma ovviamente è bene che i voti si spostino non per essere ‘contro’ qualcuno, ma perchè ci siano state proposte degne di costituire un’alternativa valida.
Ho comunque così dimostrato, ed è importante ricordarlo, che per il momento Berlusconi non rappresenta la Maggioranza degli italiani, bensì poco più di 1/4 (per quanto riguarda queste regionali solo 12milioni su 41milioni), dovendo tener conto di astensioni e invalidità varie. Ha quindi sì l’onore di rappresentare tutti quanti, (non essendoci alternativa a un Governo della maggioranza relativa nel nostro sistema elettorale), ma contemporanemente ha il dovere di portare avanti gli interessi di tutti, e non solo quelli di coloro che lo hanno votato ed i propri. A maggior ragione quando quasi 3/4 degli italiani non lo hanno votato.
Jacopo De Angelis

LE LISTE (POCO) PULITE DELLA LOMBARDIA

Berlusconi questa volta ne era certo, l’aveva promesso a tutti e del resto si sa che quando il nostro premier promette qualcosa fa di tutto per non deludere i suoi elettori: all’inizio della campagna elettorale, quando promise liste pulite per le elezioni regionali, tutti lo derisero, persino alcuni dei suoi alleati erano parecchio scettici, ma lui non diede peso a tutte le calunnie e si fece paladino della lotta alla corruzione, tanto da farla diventare il suo cavallo di battaglia.

Le elezioni sono finite e un dato è certo: Berlusconi è ancora il leader indiscusso e lo è in particolare in Lombardia, dove i consensi sono alle stelle. Ed è così che il governatore uscente, Roberto Formigoni, si prepara al suo quarto mandato: la coalizione PdL e Lega ha ottenuto il 56,1% dei voti contro il misero 33,27% della coalizione PD, IDV e Sinistra Ecologia e Libertà, guidata da Filippo Penati che incassa la sua seconda sconfitta in meno di un anno (nel 2009 battuto da Guido Podestà alla provincia di Milano e ora da Formigoni per la presidenza della regione).

Gli elettori della sinistra però devono stare tranquilli: Berlusconi ha promesso liste pulite e quindi non si ripeteranno più casi come quello dell’assessore Prosperini, arrestato per tangenti, o di Lady Abelli (Rossana Gariboldi), arrestata nell’inchiesta sui fondi neri per la bonifica del quartiere Milanese Santa Giulia, o ancora casi come quello del consigliere Rinaldin, arrestato per truffa aggravata e falso ai danni della regione Lombardia, di corruzione e finanziamento illecito nell’ambito dell’inchiesta sul lido di Menaggio a Como.

Ma ora basta: le liste devono rimanere pulite!

A neanche un giorno dalle elezioni si scopre che l’assessore uscente Massimo Ponzoni, rieletto al Pirellone (sede degli uffici della giunta regionale in Lombardia) nella provincia di Monza con 11069 preferenze, è indagato per bancarotta fraudolenta, assieme a moglie e cognato, nell’inchiesta sul fallimento dell’immobiliare “Il Pellicano”. Ponzoni e famiglia detenevano il 17,5% delle quote della società; le restanti quote appartenevano a Massimo Buscemi (17,5%), già assessore regionale, ora rieletto al Pirellone, a Giorgio Pozzi (17,5 %), già consigliere regionale, ora rieletto al Pirellone, la già nominata Rossana Gariboldi (17,5 %) ed il restante 30% a Sergio Pennati, un imprenditore per ora estraneo alla politica.

Sempre per restare in famiglia, il marito della ormai pluri citata Rossana Gariboldi, Gian Carlo Abelli, già deputato in Parlamento per il PdL, è stato anche lui stranamente rieletto al Pirellone; su “il faraone”, come viene simpaticamente soprannominato, ci sarebbe parecchio da dire: in primis Abelli agiva come procuratore del conto “Associati”, presso una banca di Montecarlo, dal quale sono passati 2,4 milioni di euro di fondi neri per i quali la moglie ha già patteggiato due anni di reclusione con pena sospesa, dopo aver trascorso tre mesi in carcere, pagando 1,2 milioni di euro; in secundis, cosa assai più grave, Abelli, negli anni ’90, agevolò Giuseppe Poggi Longostrevi, in cambio di una tangente di oltre 72 milioni del vecchio conio, organizzatore di una truffa sanitaria ai danni della regione Lombardia per oltre 60 miliardi di lire (dopo aver giustificato la tangente come versamento per una consulenza, Abelli fu processato per false fatture ma fu assolto dall’accusa di frode fiscale perché nel frattempo il governo Berlusconi emanò una legge che depenalizzava la falsa fatturazione).

Per adesso, l’obbiettivo liste pulite, almeno in Lombardia, sembra essere fallito, ma c’è dell’altro: il consigliere regionale Gianluca Rinaldin, anche lui già citato, dopo aver trascorso 44 giorni agli arresti domiciliari, torna in politica e lo fa facendosi rieleggere proprio al Pirellone per la provincia di Como.

Ma in Lombardia, e soprattutto in provincia di Milano, i problemi gravi sono ben altri: i clan della ‘ndrangheta Papalia-Barbaro, infatti, sembrano ormai totalmente ramificati in regione e a fare gli interessi dei boss è un immobiliarista, Alfredo Iorio, un uomo molto scaltro che ha capito che senza contatti politici è difficile concludere affari importanti. Nelle intercettazioni messe in atto dalla Guardia di Finanza di Milano sul telefono di Iorio è emerso che l’immobiliarista avesse contatti con tre politici eletti al Pirellone con la lista del PdL: “Noi abbiamo Stefano Maullu, abbiamo Colucci, abbiamo Giammario”. Ovvero Stefano Maullu, vice-coordinatore provinciale del PdL e assessore regionale, ora rieletto al Pirellone; Alessandro Colucci, già consigliere regionale, ora rieletto al Pirellone; Angelo Giammario, capogruppo PdL al comune di Milano, ora anche lui eletto al Pirellone.
Le indagini sono ancora in corso e per adesso non è stato preso nessun provvedimento nei confronti dei tre, quindi non è detto che fossero consapevoli del sostegno che fornivano a Iorio… Certo è che le intercettazioni a loro carico sono molto pesanti e mi chiedo come mai, con tutti i militanti PdL in Lombardia, non si è deciso di escludere i tre dalle liste in favore di altri (magari un po’ più puliti).

Per quanto riguarda invece la lista bloccata che accompagnava Formigoni in Lombardia, ce l’hanno fatta solo in otto:
1) Roberto Formigoni: già presidente di tre mandati, quindi ineleggibile per la legge n°165/2004; inoltre il 1 dicembre 2009 ha ricevuto un avviso di garanzia, assieme a Letizia Moratti (sindaco di Milano) e Guido Podestà (Presidente della provincia di Milano), nell'ambito di un'inchiesta su ambiente e inquinamento, per lo sforamento dei limiti di inquinamento del PM10, previsti in 35 giorni l'anno
2) Paolo Valentini Puccitelli: sostituisce Gibelli al secondo posto per evitare che, in caso di decadenza di Formigoni, la regione passi ad un leghista
3) Doriano Riparabelli: militante PdL, ex Forzista e addetto al palco di Silvio Berlusconi che recentemente è stato picchiato nella sede PdL di viale Monza a Milano dal collega Stornaiolo, ex AN, per discordanza di opinioni; il suo nome è stato inserito all’ultimo momento nella lista, a discapito del candidato proposto dal ministro Bondi, poiché insoddisfatto per l’esclusione (questa fu una delle cause che portò alla necessità di presentare firme invalide)
4) Roberto Alboni: ex militante di AN che propose di arruolare squadre di falchi per combattere la minaccia dei piccioni in piazza Duomo
5) Nicole Minetti: ex showgirl e igienista dentale di Silvio Berlusconi, una delle tante “veline” criticate per scarse competenze politiche anche se dotate di procaci curve
6) Giorgio Puricelli: fisioterapista del Milan
7) Andrea Gibelli: esponente della Lega Nord che si è auto-proclamato successore di Formigoni e proprio per questo motivo è stato declassato dal secondo al settimo posto
8) Cesare Bossetti: arrestato in passato con l' accusa di reticenza dopo una deposizione come teste

Dulcis in fundo è stato eletto nella lista della Lega Nord di Brescia Renzo Bossi, figlio di Umberto, soprannominato dal padre “la trota”, anziché il delfino, poiché bocciato per tre anni di seguito alla maturità ed inoltre noto alla cronaca come geniale inventore di un giochino su internet chiamato “rimbalza il clandestino” e aderente ad un gruppo del social network Facebook intitolato “legittimo torturare i clandestini”.

Purtroppo, dopo una breve analisi dei candidati eletti, posso affermare che l’obbiettivo liste pulite sembra essere totalmente fallito, ma non disperatevi cari elettori: siamo lo stesso in ottime mani…

Amodeo Emanuele