Raffaello Sanzio, "La scuola di Atene". Tema: la facoltà dell'anima di conoscere il vero.

sabato 17 aprile 2010

Rivoluzione Costituzione



Bisogna fare attenzione quando si parla di riformare lo Stato. L'uomo ha bisogno di avere un punto di riferimento che gli dìa tranquillità, che gli garantisca che le regole condivise da tutti abbiano una propria solidità, consentendo così una base essenziale del vivere comune. Ciò non deve essere considerato conservativismo, si può cercare di cambiare in meglio, ma con la dovuta cautela. Quando ci si presenta alle elezioni non si propone un modello di Stato alternativo, ma soluzioni ai problemi esistenti in quel sistema. Solo secondariamente si potrà valutare di modificare il sistema per una migliore gestione. Ma se l'obiettivo principale diventa la riforma del tipo di Stato e di organizzazione: o si lavora nell'ombra per attuare un rovesciamento, oppure, avendo già un'ampia maggioranza popolare, si può chiedere di ricominciare da zero sostituendo per intero il sistema vigente, come già si fece nel 1946, dopo la seconda guerra mondiale. Forse non ci si rende conto che la costituzione, le leggi, le regole in generale, non esistono di per sè, sono frutto di un accordo, sono un contratto sociale, stipulato vuoi per convenienza (homo homini lupus), vuoi per spirito di umana solidarietà. Non ci si rende conto che il diritto non è una scienza esatta, bensì un essere vivente che nasce dal nostro desiderio di avere una pacifica convivenza, in cui nessuno prevalga sugli altri, in cui tutti abbiano pari possibilità, in cui tutti abbiano le stesse garanzie. Ma, come diceva Calamandrei (un giurista,giornalista,politico che partecipò alla costituente) parlando della Costituzione, vertice del sistema giuridico, non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La costituzione è un pezzo di carta: la lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile, bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità. Per questo una delle offese che si fanno alla costituzione è l’indifferenza alla politica."La politica è una brutta cosa", "che me ne importa della politica": quando sento fare questo discorso, mi viene sempre in mente quella vecchia storiellina, che qualcheduno di voi conoscerà, di quei due emigranti, due contadini, che traversavano l’oceano su un piroscafo traballante. Uno di questi contadini dormiva nella stiva e l’altro stava sul ponte e si accorgeva che c’era una gran burrasca con delle onde altissime e il piroscafo oscillava: e allora questo contadino impaurito domanda a un marinaio: "Ma siamo in pericolo?", e questo dice: "Se continua questo mare, il bastimento fra mezz’ora affonda". Allora lui corre nella stiva svegliare il compagno e dice: "Beppe, Beppe, Beppe, se continua questo mare, il bastimento fra mezz’ora affonda!". Quello dice: " Che me ne importa, non è mica mio!". Questo è l’indifferentisno alla politica. Succede lo stesso quando si parla dello Stato, come se fosse un'entità esterna a noi. E per questo c'è sia rassegnazione che menefreghismo, perchè è percepito troppo distante, e non si vede che è tutto intorno a noi, non si vede che siamo noi che contribuiamo a mantenerlo.

Ecco quindi l'origine e la storia della Costituzione narrate in modo illuminante da Zagrebelsky, Presidente emerito della Corte Costituzionale. Buona Visione.

Jacopo De Angelis




Ecco inoltre un documento, redatto dai Radicali, e le dichiarazioni di Leonardo Sciascia, scrittore e politico del secondo 900, che sostengono e mostrano come la Costituzione sia continuamente disapplicata.


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