Raffaello Sanzio, "La scuola di Atene". Tema: la facoltà dell'anima di conoscere il vero.

mercoledì 5 maggio 2010

Scajola a casa: e Berlusconi? La sentenza Mills è la risposta.

Facciamo un attimo il punto della situazione dopo le dimissioni del Ministro Scajola.
Vediamo per prima cosa come si è comportato il Ministro.
Alle numerose notizie che apparivano sui giornali nelle varie giornate in cui è stato protagonista, ha risposto indignato gridando allo scandalo, al killeraggio mediatico. Ha proseguito per molto tempo con questo schema, ribadendo anche che non avrebbe concesso ai diffamatori la soddisfazione delle sue dimissioni.
Eccole invece arrivare due giorni dopo. Con che motivazioni? Che così si può dedicare in tutto e per tutto alla propria difesa. Ecco il primo errore. Se si deve dedicare anima e corpo a chiarire la propria situazione, non dovrebbe lasciare anche la carica di Deputato, nonchè membro della X Commissione per le attività produttive? O per l'incarico di parlamentare non serve presenziare in aula? Questa grande incoerenza, questo bistrattamento del ruolo di Parlamentare rispetto a quello di Ministro non è stato evidenziato da nessuno, eppure i Parlamentari sono stati eletti per rappresentarci e per lavorare per noi, non per intascare i nostri soldi e avere così tempo di risolvere le proprie beghe.
Il secondo errore consiste nel clamoroso difetto di comunicazione del Ministro, che con il suo isolazionismo non ha fatto altro che fomentare le critiche nei suoi confronti. Non solo non dava spiegazioni valide ai giornalisti, ma non ha voluto nemmeno giustificarsi in Parlamento, di fronte all'organo che gli dà la fiducia, in quanto rappresentativo della Nazione. Non si può negare però, che, almeno nel mantenere questo difetto di comunicazione, il Ministro sia stato coerente: al momento delle dimissioni infatti, di fronte a una sala stampa gremita, ha dato l'annuncio, motivato come ho detto prima, e se ne è andato, sovrastato dalle domande. Sapeva già quale fosse la sede più opportuna per chiarire: Porta a Porta, con un tete-a-tete solitario con l'affabile Vespa.
Non entro nel merito della vicenda su soldi, assegni, notai, favori o quant'altro, dico solo che affermare che qualcuno ha pagato il valore restante della casa da me comprata, valore maggiore di quanto pensassi, senza che io lo sapessi, in un mondo in cui nessuno dà niente per niente, risulta davvero ridicolo. E anche dire che forse c'è qualcuno che fà favori, senza dire niente, per rendersi creditore e quindi riscuotitore di favori in un successivo momento di bisogno, risulta altrettanto ridicolo, soprattutto dopo sei anni dal fatto.

Ma vediamo come è stato affrontato il caso Scajola dai vari punti di vista. In maniera convenzionale dal centro-sinistra: il Pd ha chiesto che chiarisse in Parlamento, l'IdV ha proposto una mozione di sfiducia, i vari giornali hanno criticato e le persone di sinistra in generale hanno pensato: ecco l'ennesimo caso.
La cosa sbalorditiva è stata la reazione del centro-destra: la Lega non si è praticamente pronunciata (anche se sperava nelle dimissioni per poter conquistare un altro Ministero), il PdL è stato molto cauto, delle voci hanno riferito il sostegno di Berlusconi, che comunque non si è esposto in prima persona. E già qui qualcosa non quadra, si è già usciti dagli schemi, e non poco; ma assolutamente sorprendente è stato l'atteggiamento dei giornali filo-berlusconiani, Libero e ilGiornale, che hanno attaccato il Ministro Scajola più duramente degli altri, e i commenti dei sostenitori del PdL, riscontrabili nello spazio azzurro del sito del PdL. Sono commenti duri, che a volte accostano Scajola a Fini, come ostacoli al governo del Paese, che chiedono elezioni anticipate, che criticano aspramente l'atteggiamento furbesco e finto ingenuo del Ministro. Ma da dove arriva questo astio verso Scajola? Dov'è finito il garantismo, cavallo di battaglia di qualsiasi Berluscones?
L'unica risposta plausibile è la seguente: in qualche modo, ogni tanto, deve uscire fuori la pretesa di un po' di pudore, di rispetto per le istituzioni, che va' al di là di una sentenza di condanna. Pretesa che, in fondo, tutti hanno, ma che molti esprimono solo quando ricevono dei segnali, lanciati appositamente da chi di dovere per consentire uno sfogo a questo sentimento represso, ma soprattutto per dimostrare che quando è il caso, anche gli uomini di centro destra sanno mettersi da parte, mettendo così a tacere qualsiasi pretesa di moralismo, passato e futuro, da parte della sinistra. Il caso in questione era ottimale. Ma perchè le parole dell'on. Nania, senatore del PdL, il senso di responsabilità e la chiarezza dell'ex Ministro Scajola,non giovano soltanto a sè stesso, ma alla politica e a tutto il sistema, perchè il senso delle istituzioni e il senso di responsabilità dimostrato, rappresentano la prova che in questo Paese forse qualcosa può cambiare, o l'affermazione dello stesso Scajola: poichè considero la politica un'arte nobile, con la P maiuscola, per esercitarla bisogna avere le carte in regola e non avere sospetti, sono applicabili a una persona nemmeno indagata, e non lo sono per il Presidente del Consiglio Berlusconi? Ormai nel dibattito politico l'anomalia Berlusconi è data per scontata e normale? Significa che ormai è acclarata la persecuzione giudiziaria nei suoi confronti?

La risposta non può che essere affermativa, altrimenti non si spiegherebbe come la motivazione della sentenza del 25/2 della Cassazione sul caso Mills, uscita lo scorso 21/4, non sia stata nemmeno oggetto di discussione. Per Scajola bastano gli articoli di giornale e le dichiarazioni di alcune persone, mentre per Berlusconi non è sufficiente nemmeno una sentenza di Cassazione, che non lo condanna, perchè il suo processo è ancora in primo grado grazie al Lodo Alfano, ma che accerta il reato di corruzione, dove Berlusconi è il corruttore e Mills il corrotto? Dove peraltro Mills non è stato condannato perchè il reato è prescritto da dicembre (per soli 2mesi).

Sarebbe allora utile vedere alcuni passaggi di questa sentenza.
"Il fulcro della reticenza di David Mills, in ciascuna delle sue deposizioni, si incentra, in definitiva, nel fatto che egli aveva ricondotto solo genericamente a Fininvest, e non nella persona di Silvio Berlusconi, la proprietà della società offshore, in tal modo favorendolo in quanto imputato in quei procedimenti, posto che si era reso necessario distanziare la persona di Silvio Berlusconi da tali società, al fine di eludere il fisco e la disciplina anticoncentrazione, consentendo anche, in tal modo, il mantenimento della proprietà di ingenti profitti illecitamente conseguiti all'estero e la destinazione di una parte degli stessi a Marina e PierSivlio Berlusconi." Si vede quindi come sia accertato che Mills abbia impedito la condanna di Berlusconi in due processi, All Iberian e Guardia di Finanza, non riconduncendo, pur sapendolo, la proprietà di alcune società direttamente a Berlusconi, ma vagamente a Fininvest.

Ecco infatti quanto dichiarato nel 2002 da Mills interrogato dal PM: "...io sono stato sentito più volte in indagini e processi che riguardavano Silvio Berlusconi e il gruppo Fininvest, e pur non avendo mai detto il falso, ho tentato di proteggerlo nella massima misura possibile e di mantenere laddove possibile una certa riservatezza sulle operazioni che ho compiuto per lui. E' in questo quadro che nell'autunno del 1999, Carlo Bernasconi mi disse che Silvio Berlusconi a titolo di riconoscenza per il modo in cui ero riuscito a proteggerlo nel corso delle indagini giudiziarie e dei processi, aveva deciso di destinare a mio favore una somma di denaro." Vediamo infatti come rispose Mills nel procedimento All Iberian a speifiche domande sulla proprietà delle società offshore: "Non spetta a me dire chi è il proprietario e chi no". "..per rispondere alla sua prima domanda sulla proprietà, cioè vorrei chiarire un po' la questione. La proprietà è rimasta un po' vaga, come dicevo prima, perchè nessuno ha detto: io sono il proprietario di queste società...il cliente era il gruppo Fininvest."

Vediamo anche la parte finale della sentenza, in cui è stabilita definitivamente la data di consumazione del reato, che però è prescritto per la riforma del 2005: "L'11 novembre 1999 Mills compì dunque il primo atto di utilizzazione della somma posta a sua disposizione da Bernasconi, esteriorizzando inequivocabilmente l'intenzione di farla propria. Infatti quando un pubblico ufficiale riceve il donativo correlato ad un atto del proprio ufficio, il delitto di corruzione, secondo condivisibile ed autorevole dottrina, si manifesta nel momento in cui egli manifesta esteriormente in qualche modo l'intenzione di trattenerla......il delitto per il quale si procede, punito con pena edittale massima di anni otto, è estinto per prescrizione, ai sensi dei vigenti artt. 157, comma 1, e 161, comma 2, cod. pen., come sostituiti dalla legge 5.12.2005 n.251 (anteriormente a tale legge, invece, la prescrizione massima era fissata in 15 e non in 10 anni.) La sentenza impugnata, in conclusione, deve essere annullata senza rinvio, perchè il reato è estinto per prescrizione, maturata il 23 dicembre 2009." Per uscire dalla confusione che si può fare a volte tra reato prescritto e assoluzione, ecco la conferma della condanna al risarcimento civile di 250mila euro. "La corte di merito ha legittimamente ritenuto che il Mills, con il suo comportamento configurante reato ha cagionato alla pubblica Amministrazione un danno di natura non Patrimoniale...Tale danno deriva dalla lesione degli interessi di imparzialità e di buon andamento dell'amministrazione della giustizia."

Ma allora dove sono il rispetto per le istituzioni e il senso di responsabilità tanto conclamato ultimamente? Dov'è la politica con la P maiuscola priva di sospetti? Berlusconi non è stato condannato, ma c'è una sentenza della Suprema Corte di Cassazione, a Sezioni Unite, che nel processo al corrotto Mills, dice che il corruttore è Berlusconi. Ovvio che c'è la presunzione di non colpevolezza e che in contraddittorio con Berlusconi non è stato accertato niente, essendo il suo processo ancora in primo grado (vedi Lodo Alfano), ma, detto questo, non viene nemmeno un po' il sospetto che non sia proprio innocente? O forse perfino la nostra Suprema Corte è talebana? Non credo, anche perchè se lo fosse stata, avrebbe interpretato le norme in altra maniera, spostando in avanti di due mesi il momento di consumazione del reato da parte di Mills, portandolo al momento di disponibilità liquida del denaro, rendendo così il reato non prescritto e avrebbe quindi potuto condannare Mills. Ma così non ha fatto, perchè, ricordiamolo, i giudici non fanno altro che applicare le norme, le regole, le nostre leggi, e lo fanno con passione, perchè credono che una società, per funzionare, debba essere basata sul rispetto delle regole. E aggiungo, senza voler essere tacciato di moralismo, che sarebbe bene che ci fosse un po' più di rispetto anche per i propri incarichi, perchè rispettare ed onorare la propria carica, significa onorare e premiare tutti coloro che sono rappresentati dall'istituzione di cui si fà parte, significa ricordare che l'istituzione non corrisponde alla persona, che non fà altro che guidarla temporaneamente, ma per farlo ci vuole umiltà. Art. 54 cost. "I cittadini cui sono affidate cariche pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore".

Jacopo De Angelis

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