Raffaello Sanzio, "La scuola di Atene". Tema: la facoltà dell'anima di conoscere il vero.

giovedì 22 luglio 2010

GENOVA BRUCIA ANCORA



Esattamente 9 anni fa di questi tempi durante il G8 di Genova assistevamo a quella che a detta di Amnesty International, è ritenuta « La più grave sospensione dei diritti democratici in un Paese occidentale dopo la seconda guerra mondiale. » Una prima prova di regime autoritario, uno stato di polizia che scavalca l'inutile barriera dei controlli costituzionali e dei diritti umani in nome dell'emergenza e della sicurezza dei propri cittadini oltre che una vera e propria dimostrazione di come il dissenso non sia ben visto da chi detenga il potere. Manca poco all'attentato delle Twin Towers e alla conseguente crociata contro il terrorismo, occorrerà invece aspettare più tempo per assistere al terremoto dell'Aquila e scoprire l'Italia della Protezione Civile di Guido Bertolaso, ma queste vicende pur così apparentemente lontane e diverse sono legate dal filo comune della dittatura autorizzata dalla paura. Negli occhi e nelle parole dei fermati dalla polizia menati e torturati oltre che fisicamente anche psicologicamente nella caserma del terrore di Bolzaneto si percepisce una paura, un' angoscia, ma soprattutto un senso di ingiustizia che noi pensiamo di poter riscontrare solo nei datati documentari in bianco e nero sui campi di concentramento nazisti o su qualche filmato più recente riguardo qualche dittatura sudamericana, ma che mai penseremmo di poter incrociare nel nostro ricco e industrializzato paese occidentale dei giorni nostri. In quei giorni i politici, i responsabili della polizia e i mezzi di informazione in coro furono ovviamente pronti ad affermare che le forze dell'ordine agirono legittimamente, che la scuola Diaz fu invasa giustamente per la paura (per l'appunto) che si annidiassero frange violente e la gente confusa fu ben predisposta a bersi l'unica verità del dio TV. Con le testimonianze più significative dei "deportati dallo Stato" in quei giorni del 2001 presenti nei filmati seguenti spero di far nascere o alimentare la curiosità di capire che cosa sia realmente successo.





Genova luglio 2001; sono i giorni del G8. Un ragazzo vestito di nero con una maglietta del medesimo colore che gli copre interamente il volto avanza sicuro. Di fronte a lui c'è un intero esercito di poliziotti ma lui completamente disarmato continua a procedere lentamente, sembra voglia sfidarli da solo. I poliziotti arretrano sembrano quasi intimoriti. Il ragazzo pare un membro del black block, il blocco nero anarchico che da giorni terrorizza l'intera città di Genova, sono i manifestanti più temuti dalle forze dell'ordine perchè violenti e organizzati nonchè i più ricercati. Sospettando un intrusione di black block all'interno della scuola Diaz dove si erano accampati manifestanti autorizzati di tutto il mondo la polizia non esiterà a spaccare letteralmente la testa di donne e uomini alla ricerca disperata di questi pericolosi anarchici, ma ora che si trovano di fronte uno di loro pronto a sfidarli indietreggiano timorosamente. Questo filmato forse ci spiega il perchè...



Fabrizio Fusco

giovedì 24 giugno 2010

DISCORSO TIPICO DELLO SCHIAVO



L'homo economicus non è niente altro che il consumatore che simile ad un pollo di allevamento deve ingozzarsi di tutto prima di fare la fine che tutti i polli fanno. Quindi il consumatore viene sottoposto ad un costante studio inteso a fargli sentire la necessità ed il bisogno di cose di cui, se fosse nel pieno controllo si se stesso non potrebbe in alcun modo sentire il bisogno, cose inutili. Creare continuamente bisogni indotti, fare in modo che la gente sia disposta a tutto pur di possedere determinati beni di consumo e se così non è farli sentire socialmente inferiori è il fine ultimo di una società avviata ormai all'autodistruzione.

FF

giovedì 10 giugno 2010

LO STRUSCIO

L'ennesima legge vergogna di questo governo, un' Italia alla deriva democratica. Il processo di trasformazione in un regime del televoto si è completato? Leggiamo cosa ne pensa Umberto Eco in questo illuminante articolo.

NOI CONTRO LA LEGGE
di Umberto Eco

Le norme sulle intercettazioni. Il controllo dei tg della tv pubblica. E prima il lodo Alfano, i tagli alla scuola... Berlusconi trasforma le istituzioni un passo dopo l'altro, con lentezza. Perché i cittadini assorbano i cambiamenti come naturali. Così al colpo di Stato si è sostituito lo struscio di Stato




È nota la definizione della democrazia come sistema pieno di difetti ma di cui non si è ancora trovato nulla di meglio. Da questa ragionevole assunzione discende, per la maggior parte della gente, la convinzione errata che la democrazia (il migliore o il meno peggio dei sistemi di governo) sia quello per cui la maggioranza ha sempre ragione. Nulla di più falso. La democrazia è il sistema per cui, visto che è difficile definire in termini qualitativi chi abbia più ragione degli altri, si ricorre a un sistema bassamente quantitativo, ma oggettivamente controllabile: in democrazia governa chi prende più consensi. E se qualcuno ritiene che la maggioranza abbia torto, peggio per lui: se ha accettato i principi democratici deve accettare che governi una maggioranza che si sbaglia.

Una delle funzioni delle opposizioni è quella di dimostrare alla maggioranza che si era sbagliata. E se non ce la fa? Allora abbiamo, oltre a una cattiva maggioranza, anche una cattiva opposizione. Quante volte la maggioranza può sbagliarsi? Per millenni la maggioranza degli uomini ha creduto che il sole girasse intorno alla terra (e, considerando le vaste aree poco alfabetizzate del mondo, e il fatto che sondaggi fatti nei paesi più avanzati hanno dimostrato che moltissimi occidentali ancora credono che il sole giri) ecco un bel caso in cui la maggioranza non solo si è sbagliata ma si sbaglia ancora. Le maggioranze si sono sbagliate a ritenere Beethoven inascoltabile o Picasso inguardabile, la maggioranza a Gerusalemme si è sbagliata a preferire Barabba a Gesù, la maggioranza degli americani sbaglia a credere che due uova con pancetta tutte le mattine e una bella bistecca a pasto siano garanzie di buona salute, la maggioranza si sbagliava a preferire gli orsi a Terenzio e (forse) si sbaglia ancora a preferire "La pupa e il secchione" a Sofocle. Per secoli la maggioranza della gente ha ritenuto che esistessero le streghe e che fosse giusto bruciarle, nel Seicento la maggioranza dei milanesi credeva che la peste fosse provocata dagli untori, l'enorme maggioranza degli occidentali, compreso Voltaire, riteneva legittima e naturale la schiavitù, la maggioranza degli europei credeva che fosse nobile e sacrosanto colonizzare l'Africa.


In politica Hitler non è andato al potere per un colpo di Stato ma è stato eletto dalla maggioranza, Mussolini ha instaurato la dittatura dopo l'assassinio di Matteotti ma prima godeva di una maggioranza parlamentare, anche se disprezzava quell'aula «sorda e grigia». Sarebbe ingiusto giocare di paradossi e dire dunque che la maggioranza è quella che sbaglia sempre, ma è certo che non sempre ha ragione. In politica l'appello alla volontà popolare ha soltanto valore legale ("Ho diritto a governare perché ho ricevuto più voti") ma non permette che da questo dato quantitativo si traggano conseguenze teoriche ed etiche ("Ho la maggioranza dei consensi e dunque sono il migliore").

In certe aree della Sicilia e della Campania i mafiosi e i camorristi hanno la maggioranza dei consensi ma sarebbe difficile concluderne che siano pertanto i migliori rappresentati di quelle nobilissime popolazioni. Recentemente leggevo un giornalista governativo (ma non era il solo ad usare quell'argomento) che, nell'ironizzare sul caso Santoro (bersaglio ormai felicemente bipartisan), diceva che costui aveva la curiosa persuasione che la maggioranza degli italiani si fosse piegata di buon grado a essere sodomizzata da Berlusconi. Ora non credo che Berlusconi abbia mai sodomizzato qualcuno, ma è certo che una consistente quantità di italiani consente con lui senza accorgersi che il loro beniamino sta lentamente erodendo le loro libertà. Erodere le libertà di un paese significa di solito mettere in atto un colpo di Stato e instaurare violentemente una dittatura. Se questo avviene, gli elettori se ne accorgono e, se pure non hanno la forza di zione di colpo di Stato che è con lui cambiata. Al colpo di Stato si è sostituito lo struscio di Stato. All'idea di una trasformazione delle strutture dello Stato attraverso l'azione violenta il genio di Berlusconi è stato ed è quello di attuarle con estrema lentezza, passettino per passettino, in modo estremamente lubrificato.

Pensate alla inutile violenza con cui il fascismo, per fare tacere la voce scomoda di Matteotti, ha dovuto farlo ammazzare. Cose da medioevo. Non sarebbe bastato pagargli una buona uscita megagalattica (e tra l'altro non con i soldi del governo ma con quelli dei cittadini che pagano il canone)? Mussolini era davvero uomo rozzissimo. Quando una trasformazione delle istituzioni del Paese avviene passo per passo, e cioè per dosi omeopatiche, è difficile dire che ciascuna, presa di per sé, prefiguri una dittatura - e infatti quando qualche cassandra lo fa viene sbertucciata. Il fatto è che per un nuovo populismo mediatico la stessa dittatura è un sistema antiquato che non serve a nulla. Si possono modificare le strutture dello Stato a proprio piacere e secondo il proprio interesse senza instaurare alcuna dittatura.

Si può dire che il lodo Alfano prefiguri una tirannia? Sciocchezze. E calmierare le intercettazioni attenta davvero alla libertà d'informazione? Ma suvvia, se qualcuno ha delitto lo sapranno tutti a giudizio avvenuto, e l'evitare di parlare in anticipo di delitti solo presunti rispetta se mai la privatezza di ciascuno di noi. Vi piacerebbe che andasse sui giornali la vostra conversazione con l'amante, così che lo venisse a sapere la vostra signora? No, certo. E se il prezzo da pagare è che non venga intercettata la conversazione di un potente corrotto o di un mafioso in servizio permanente effettivo, ebbene, la nostra privatezza avrà bene un prezzo. Vi pare nazifascismo ridurre i fondi per la scuola pubblica? Ma dobbiamo risparmiare tutti, e bisogna pur dare l'esempio a cominciare dalle spese collettive. E se questo consegna il paese alle scuole private? Non sarà la fine del mondo, ce ne sono delle buonissime. È stalinismo rendere inguardabili i telegiornali delle reti pubbliche? No, se mai le vecchie dittature facevano di tutto per rendere la radio affettuosissima. Ma se questo va a favore delle reti private? Beh, vi risulta che Stalin abbia mai favorito le televisioni private?

Ecco, la funzione dei colpi di Stato striscianti è che le modificazioni costituzionali non vengono quasi percepite, o sono avvertite come irrilevanti. E quando la loro somma avrà prodotto non la seconda ma la terza Repubblica, sarà troppo tardi. Non perché non si potrebbe tornare indietro, ma perché la maggioranza avrà assorbito i cambiamenti come naturali e si sarà, per così dire, mitridatizzata. Un nuovo Malaparte potrebbe scrivere un trattato superbo su questa nuova tecnica dello struscio di Stato. Anche perché di fronte a essa ogni protesta e ogni denuncia perde valore provocatorio e sembra che chi si lamenta dia corpo alle ombre.

Pessimismo globale, dunque? No, fiducia nell'azione benigna del tempo e della sua erosione continua. Una trasformazione delle istituzioni che procede a piccoli passi può non avere tempo per compiersi del tutto, a metà strada possono avvenire smandrappamenti, stanchezze, cadute di tensione, incidenti di percorso. È un poco come la barzelletta sulla differenza tra inferno tedesco e inferno italiano. In entrambi bagno nella benzina bollente al mattino, sedia elettrica a mezzogiorno, squartamento a sera. Salvo che nell'inferno italiano un giorno la benzina non arriva, un altro la centrale elettrica è in sciopero, un altro ancora il boia si è dato malato… Tagliare la testa al re o occupare il Palazzo d'Inverno è cosa che si fa in cinque minuti. Avvelenare qualcuno con piccole dosi d'arsenico nella minestra prende molto tempo, e nel frattempo chissà, vedrà chi vivrà. Per il momento, resistere, resistere, resistere.

F. F.

sabato 22 maggio 2010

Diritto ad essere informati: è violato quotidianamente

Pubblico qui di seguito la lettera di Maria Luisa Busi. Una lettera che la conduttrice del Tg1 delle 20, quello con più ascolti, ha indirizzato al direttore Augusto Minzolini. Mi ha colpito molto, perchè finalmente ha risposto a una domanda fondamentale, cioè se sono tutti servi, se gente che lavora da una vita nel mondo dell'informazione è disposta a chinarsi pur di mantenere il posto e di far carriera. La Busi ha dimostrato così grande umiltà e coraggio, spero che siano in molti a seguirla, perchè significherebbe che in molti sanno cosa significhi fare il giornalista. Questa lettera dovrebbe essere al centro del dibattito politico, perchè non arriva da una persona qualunque, non arriva dal primo che passa, ma è frutto della frustazione di una persona che per 20anni si è dedicata a questo lavoro, che deve averne viste di tutti i colori tra tutti i direttori succedutisi. E perchè è così importante pesare ogni parola di una persona del calibro della Busi? Perchè il 70% degli italiani forma la propria opinione politica guardando la televisione, perchè il Tg1 è la testata televisiva principale e perchè il Tg1 è la principale fonte di informazione del servizio pubblico nazionale. Non ci vuole molto a capire la potenza di questo mezzo di comunicazione, la sua influenza, la sua capacità di manipolare la opinioni. Per questo invito a soffermarsi su ogni singola parola di questa lettera, perchè ogni parola è un macigno che attraversa l'opacità delittuosa, che si affonda nella verità riportandola sotto la luce del sole. Sottolineo la contemporaneità con la legge Bavaglio.

"Caro direttore ti chiedo di essere sollevata dalla mansione di conduttrice dell'edizione delle 20 del Tg1, essendosi determinata una situazione che non mi consente di svolgere questo compito senza pregiudizio per le mie convinzioni professionali. Questa è per me una scelta difficile, ma obbligata. Considero la linea editoriale che hai voluto imprimere al giornale una sorta di dirottamento, a causa del quale il Tg1 rischia di schiantarsi contro una definitiva perdita di credibilità nei confronti dei telespettatori".

"Come ha detto il presidente della Commissione di Vigilanza Rai Sergio Zavoli: 'La più grande testata italiana, rinunciando alla sua tradizionale struttura ha visto trasformare insieme con la sua identità, parte dell'ascolto tradizionale".

"Amo questo giornale, dove lavoro da 21 anni. Perché è un grande giornale. E' stato il giornale di Vespa, Frajese, Longhi, Morrione, Fava, Giuntella. Il giornale delle culture diverse, delle idee diverse. Le conteneva tutte, era questa la sua ricchezza. Era il loro giornale, il nostro giornale. Anche dei colleghi che hai rimosso dai loro incarichi e di molti altri qui dentro che sono stati emarginati. Questo è il giornale che ha sempre parlato a tutto il Paese. Il giornale degli italiani. Il giornale che ha dato voce a tutte le voci. Non è mai stato il giornale di una voce sola. Oggi l'informazione del Tg1 è un'informazione parziale e di parte. Dov'è il Paese reale? Dove sono le donne della vita reale? Quelle che devono aspettare mesi per una mammografia, se non possono pagarla? Quelle coi salari peggiori d'Europa, quelle che fanno fatica ogni giorno ad andare avanti perché negli asili nido non c'è posto per tutti i nostri figli? Devono farsi levare il sangue e morire per avere l'onore di un nostro titolo.
E dove sono le donne e gli uomini che hanno perso il lavoro? Un milione di persone, dietro alle quali ci sono le loro famiglie. Dove sono i giovani, per la prima volta con un futuro peggiore dei padri? E i quarantenni ancora precari, a 800 euro al mese, che non possono comprare neanche un divano, figuriamoci mettere al mondo un figlio? E dove sono i cassintegrati dell'Alitalia? Che fine hanno fatto? E le centinaia di aziende che chiudono e gli imprenditori del nord est che si tolgono la vita perchè falliti? Dov'è questa Italia che abbiamo il dovere di raccontare? Quell'Italia esiste. Ma il tg1 l'ha eliminata. Anche io compro la carta igienica per mia figlia che frequenta la prima elementare in una scuola pubblica. Ma la sera, nel Tg1 delle 20, diamo spazio solo ai ministri Gelmini e Brunetta che presentano il nuovo grande progetto per la digitalizzazione della scuola, compreso di lavagna interattiva multimediale".

"L'Italia che vive una drammatica crisi sociale è finita nel binario morto della nostra indifferenza. Schiacciata tra un'informazione di parte - un editoriale sulla giustizia, uno contro i pentiti di mafia, un altro sull'inchiesta di Trani nel quale hai affermato di non essere indagato, smentito dai fatti il giorno dopo - e l'infotainment quotidiano: da quante volte occorre lavarsi le mani ogni giorno, alla caccia al coccodrillo nel lago, alle mutande antiscippo. Una scelta editoriale con la quale stiamo arricchendo le sceneggiature dei programmi di satira e impoverendo la nostra reputazione di primo giornale del servizio pubblico della più importante azienda culturale del Paese. Oltre che i cittadini, ne fanno le spese tanti bravi colleghi che potrebbero dedicarsi con maggiore soddisfazione a ben altre inchieste di più alto profilo e interesse generale".

"Un giornalista ha un unico strumento per difendere le proprie convinzioni professionali: levare al pezzo la propria firma. Un conduttore, una conduttrice, può soltanto levare la propria faccia, a questo punto. Nell'affidamento dei telespettatori è infatti al conduttore che viene ricollegata la notizia. E' lui che ricopre primariamente il ruolo di garante del rapporto di fiducia che sussiste con i telespettatori".

"I fatti dell'Aquila ne sono stata la prova. Quando centinaia di persone hanno inveito contro la troupe che guidavo al grido di vergogna e scodinzolini, ho capito che quel rapporto di fiducia che ci ha sempre legato al nostro pubblico era davvero compromesso. E' quello che accade quando si privilegia la comunicazione all'informazione, la propaganda alla verifica".

"Ho fatto dell'onestà e della lealtà lo stile della mia vita e della mia professione. Dissentire non è tradire. Non rammento chi lo ha detto recentemente. Pertanto:
1)respingo l'accusa di avere avuto un comportamento scorretto. Le critiche che ho espresso pubblicamente - ricordo che si tratta di un mio diritto oltre che di un dovere essendo una consigliera della FNSI - le avevo già mosse anche nelle riunioni di sommario e a te, personalmente. Con spirito di leale collaborazione, pensando che in un lavoro come il nostro la circolazione delle idee e la pluralità delle opinioni costituisca un arricchimento. Per questo ho continuato a condurre in questi mesi. Ma è palese che non c'è più alcuno spazio per la dialettica democratica al Tg1. Sono i tempi del pensiero unico. Chi non ci sta è fuori, prima o dopo.
2)Respingo l'accusa che mi è stata mossa di sputare nel piatto in cui mangio. Ricordo che la pietanza è quella di un semplice inviato, che chiede semplicemente che quel piatto contenga gli ingredienti giusti. Tutti e onesti. E tengo a precisare di avere sempre rifiutato compensi fuori dalla Rai, lautamente offerti dalle grandi aziende per i volti chiamati a presentare le loro conventions, ritenendo che un giornalista del servizio pubblico non debba trarre profitto dal proprio ruolo.
3) Respingo come offensive le affermazioni contenute nella tua lettera dopo l'intervista rilasciata a Repubblica 2, lettera nella quale hai sollecitato all'azienda un provvedimento disciplinare nei miei confronti: mi hai accusato di "danneggiare il giornale per cui lavoro", con le mie dichiarazioni sui dati d'ascolto. I dati resi pubblici hanno confermato quelle dichiarazioni. Trovo inoltre paradossale la tua considerazione seguente: 'il Tg1 darà conto delle posizioni delle minoranze ma non stravolgerà i fatti in ossequio a campagne ideologiche". Posso dirti che l'unica campagna a cui mi dedico è quella dove trascorro i week end con la famiglia. Spero tu possa dire altrettanto. Viceversa ho notato come non si sia levata una tua parola contro la violenta campagna diffamatoria che i quotidiani Il Giornale, Libero e il settimanale Panorama - anche utilizzando impropriamente corrispondenza aziendale a me diretta - hanno scatenato nei miei confronti in seguito alle mie critiche alla tua linea editoriale. Un attacco a orologeria: screditare subito chi dissente per indebolire la valenza delle sue affermazioni. Sono stata definita 'tosa ciacolante - ragazza chiacchierona - cronista senza cronaca, editorialista senza editoriali' e via di questo passo. Non è ciò che mi disse il Presidente Ciampi consegnandomi il Premio Saint Vincent di giornalismo, al Quirinale. A queste vigliaccate risponderà il mio legale. Ma sappi che non è certo per questo che lascio la conduzione delle 20. Thomas Bernhard in Antichi Maestri scrive decine di volte una parola che amo molto: rispetto. Non di ammirazione viviamo, dice, ma è di rispetto che abbiamo bisogno".

"Caro direttore, credo che occorra maggiore rispetto. Per le notizie, per il pubblico, per la verità.
Quello che nutro per la storia del Tg1, per la mia azienda, mi porta a questa decisione. Il rispetto per i telespettatori, nostri unici referenti. Dovremmo ricordarlo sempre. Anche tu ne avresti il dovere". Maria Luisa Busi (il grassetto nella lettera è opera mia)

La situazione del Tg1 (e dell'informazione in generale) era già chiara ai molti che avevano voluto vederla. Spero che, per chi ne era inconsapevole, questo bagno di verità abbia lasciato una forte amarezza e una grande indignazione, collegate alla gioia della consapevolezza e alla conseguente voglia di reagire. E spero anche che pure tutti i filo-berlusconiani abbiano la forza di aprire gli occhi, il coraggio di rendersi conto di essersi sbagliati, la forza di accettare la verità.
Jacopo De Angelis

lunedì 10 maggio 2010

CRONACHE DALLO STIVALE del 10.05.2010



Certo che nella nostra cara “repubblica delle banane” ne succedono di cose bizzarre. In particolare nelle ultime settimane trovo ne siano accadute parecchie.

Da un po' di tempo (la “botta” finale è arrivata dopo lo svolgimento della Direzione Nazionale del Pdl) l'ex Missino Gianfranco Fini pare essere diventato il nuovo idolo della sinistra. Conflitto di interesse, sensibilità verso gli immigrati, no a leggi ad personam e addirittura difesa dei magistrati che “fanno il loro lavoro” e “non congiurano contro il governo”, il cofondatore del partito dell'Amore da quando è presidente della Camera sembra aver scoperto improvvisamente e tutto in una volta un immenso senso istituzionale, direi quasi un impeccabile rispetto delle regole e della Costituzione. Ovviamente tutto ciò non può che stridere con i progetti del Gran Visir e della sua corte, impegnati come sono nel tentativo di violare tutti gli articoli possibili e immaginabili della vecchia carta scritta dai nostri padri. Chissà cosa si aspettava, al momento della “comica finale”, dalla creazione di un partito assieme al Banana?; di rispettare la Costituzione? di avere la possibilità di dire la sua? Di non dover leccare i piedi al padrone? di poter pensare al bene del paese e non solo alle solite leggi ad personam? E chissà quali diritti volesse rivendicare per gli immigrati alleandosi con la Lega e associando il proprio nome a quello di Bossi nella famosa legge? Ora per coerenza mi aspetto che Fini inizi a farsi le cannette (vedi legge Fini-Giovanardi)...

Ma d'altronde l'ingenuità è una caratteristica rinomata dei love men. Così alle volte può capitare che vai cercando uno stalliere ma ti ritrovi in casa un capo mafia, o che credi di aver fatto colpo su delle belle ragazze grazie al tuo fascino ma poi realizzi che sei solo l'utilizzatore finale di un mega giro di prostituzione, o che assegni degli appalti milionari a degli imprenditori e poi scopri che proprio questi stessi imprenditori sono implicati in un giro di corruzione a dir poco gelatinoso, e nella peggiore delle ipotesi può capitare che pensi di aver fatto un affare straordinario comprando un appartamento nel centro di Roma con vista colosseo per pochi euro, e poi acclari che in realtà il prezzo intero è stato coperto dall'imprenditore più gelatinoso che ci sia. Che persone fantastiche questi paladini dell'amore e della purezza! sempre con la testa fra le nuvole...



Intanto la Lega fa sapere che snobberà le celebrazioni per l'Unità d'Italia e tramite il porcellum Calderoli aggiunge che “ la celebrazione ha poco senso” (avrà senso Calderoli!). Già qualche giorno prima "the trout, la trota" Renzo Bossi, il Salmonide più ignorante d'Europa, aveva gettato nello sgomento l'Italia intera dichiarando che non avrebbe fatto il tifo per gli azzurri ai prossimi mondiali. Tutto ciò è davvero bizzarro, non tanto per la portata delle dichiarazioni ma quanto per il fatto che questi personaggi infestino ancora il nostro parlamento dopo aver giurato nelle mani del Presidente della Repubblica, anziché trovarsi nel loro habitat naturale: rinchiusi in un manicomio o in mezzo alla jungla, o meglio ancora rinchiusi in un manicomio nel mezzo di una jungla.

A sinistra invece è accaduto qualcosa di impronosticabile, quasi miracoloso: il segretario del Pd Bersani, ospite ad Annozero, non solo ha ritrovato il dono della parola, dopo che l'ultima volta l'aveva utilizzato per dire che quella delle regionali non poteva definirla una sconfitta, ma ha addirittura alzato la voce e detto cose importanti. Mina direbbe: “parole, parole, parole”, per il momento ci sono quelle e una mozione di sfiducia per Scajola non firmata.

Bè meno male che in Italia "c'è fin troppa libertà di stampa”. Ce n'è talmente tanta che la Freedom House, il maggior istituto di ricerca per la compilazione dei rapporti sul livello delle libertà democratiche nel mondo e Reportes sans frontieres, organizzazione internazionale per la difesa della libertà di stampa, ci piazzano, unici dei paesi occidentali, tra i paesi semi-liberi sottolineando come “I giornalisti in Italia affrontano quotidianamente la peggiore condizione lavorativa di tutta l’Unione Europea". E c'è talmente tanta libertà che infatti questa notizia, che avrebbe perlomeno suscitato un acceso dibattito in qualsiasi paese dell'universo, è stata prontamente censurata da tutti i telegiornali e dalla maggior parte dei giornali.

Ho detto in qualsiasi paese ma non nella simpatica "repubblica delle banane".

Fabrizio Fusco

giovedì 6 maggio 2010

MATTI DA (LEGA)RE!

Vi propongo un reportage francese sulla Lega Nord. I video parlano da soli e non meritano ulteriori commenti.

(Prima Parte)



(seconda parte)



Per queste persone che dicono di tenere tanto ai valori cristiani ecco un passo della Bibbia (precisamente del Deuteronomio, 24, 17-22):

“Non lederai il diritto dello straniero o dell’orfano e non prenderai in pegno la veste dalla vedova; ma ti ricorderai che sei stato schiavo in Egitto e che di là ti ha redento l’Eterno, il tuo Dio; perciò ti comandò di fare questo. Quando fai la mietitura nel tuo campo e dimentichi nel campo un covone, non tornerai indietro a prenderlo; sarà per lo straniero, per l’orfano e per la vedova, affinché l’Eterno, il tuo Dio, ti benedica in tutta l’opera delle tue mani. Quando bacchierai i tuoi ulivi, non tornerai a ripassare sui rami; le olive rimaste saranno per lo straniero, per l’orfano e per la vedova. Quando vendemmierai la tua vigna, non ripasserai una seconda volta; i grappoli rimasti saranno per lo straniero, per l’orfano e per la vedova. E ti ricorderai che sei stato schiavo nel paese d’Egitto; perciò ti comando di fare questo.”

Fabrizio Fusco

mercoledì 5 maggio 2010

Scajola a casa: e Berlusconi? La sentenza Mills è la risposta.

Facciamo un attimo il punto della situazione dopo le dimissioni del Ministro Scajola.
Vediamo per prima cosa come si è comportato il Ministro.
Alle numerose notizie che apparivano sui giornali nelle varie giornate in cui è stato protagonista, ha risposto indignato gridando allo scandalo, al killeraggio mediatico. Ha proseguito per molto tempo con questo schema, ribadendo anche che non avrebbe concesso ai diffamatori la soddisfazione delle sue dimissioni.
Eccole invece arrivare due giorni dopo. Con che motivazioni? Che così si può dedicare in tutto e per tutto alla propria difesa. Ecco il primo errore. Se si deve dedicare anima e corpo a chiarire la propria situazione, non dovrebbe lasciare anche la carica di Deputato, nonchè membro della X Commissione per le attività produttive? O per l'incarico di parlamentare non serve presenziare in aula? Questa grande incoerenza, questo bistrattamento del ruolo di Parlamentare rispetto a quello di Ministro non è stato evidenziato da nessuno, eppure i Parlamentari sono stati eletti per rappresentarci e per lavorare per noi, non per intascare i nostri soldi e avere così tempo di risolvere le proprie beghe.
Il secondo errore consiste nel clamoroso difetto di comunicazione del Ministro, che con il suo isolazionismo non ha fatto altro che fomentare le critiche nei suoi confronti. Non solo non dava spiegazioni valide ai giornalisti, ma non ha voluto nemmeno giustificarsi in Parlamento, di fronte all'organo che gli dà la fiducia, in quanto rappresentativo della Nazione. Non si può negare però, che, almeno nel mantenere questo difetto di comunicazione, il Ministro sia stato coerente: al momento delle dimissioni infatti, di fronte a una sala stampa gremita, ha dato l'annuncio, motivato come ho detto prima, e se ne è andato, sovrastato dalle domande. Sapeva già quale fosse la sede più opportuna per chiarire: Porta a Porta, con un tete-a-tete solitario con l'affabile Vespa.
Non entro nel merito della vicenda su soldi, assegni, notai, favori o quant'altro, dico solo che affermare che qualcuno ha pagato il valore restante della casa da me comprata, valore maggiore di quanto pensassi, senza che io lo sapessi, in un mondo in cui nessuno dà niente per niente, risulta davvero ridicolo. E anche dire che forse c'è qualcuno che fà favori, senza dire niente, per rendersi creditore e quindi riscuotitore di favori in un successivo momento di bisogno, risulta altrettanto ridicolo, soprattutto dopo sei anni dal fatto.

Ma vediamo come è stato affrontato il caso Scajola dai vari punti di vista. In maniera convenzionale dal centro-sinistra: il Pd ha chiesto che chiarisse in Parlamento, l'IdV ha proposto una mozione di sfiducia, i vari giornali hanno criticato e le persone di sinistra in generale hanno pensato: ecco l'ennesimo caso.
La cosa sbalorditiva è stata la reazione del centro-destra: la Lega non si è praticamente pronunciata (anche se sperava nelle dimissioni per poter conquistare un altro Ministero), il PdL è stato molto cauto, delle voci hanno riferito il sostegno di Berlusconi, che comunque non si è esposto in prima persona. E già qui qualcosa non quadra, si è già usciti dagli schemi, e non poco; ma assolutamente sorprendente è stato l'atteggiamento dei giornali filo-berlusconiani, Libero e ilGiornale, che hanno attaccato il Ministro Scajola più duramente degli altri, e i commenti dei sostenitori del PdL, riscontrabili nello spazio azzurro del sito del PdL. Sono commenti duri, che a volte accostano Scajola a Fini, come ostacoli al governo del Paese, che chiedono elezioni anticipate, che criticano aspramente l'atteggiamento furbesco e finto ingenuo del Ministro. Ma da dove arriva questo astio verso Scajola? Dov'è finito il garantismo, cavallo di battaglia di qualsiasi Berluscones?
L'unica risposta plausibile è la seguente: in qualche modo, ogni tanto, deve uscire fuori la pretesa di un po' di pudore, di rispetto per le istituzioni, che va' al di là di una sentenza di condanna. Pretesa che, in fondo, tutti hanno, ma che molti esprimono solo quando ricevono dei segnali, lanciati appositamente da chi di dovere per consentire uno sfogo a questo sentimento represso, ma soprattutto per dimostrare che quando è il caso, anche gli uomini di centro destra sanno mettersi da parte, mettendo così a tacere qualsiasi pretesa di moralismo, passato e futuro, da parte della sinistra. Il caso in questione era ottimale. Ma perchè le parole dell'on. Nania, senatore del PdL, il senso di responsabilità e la chiarezza dell'ex Ministro Scajola,non giovano soltanto a sè stesso, ma alla politica e a tutto il sistema, perchè il senso delle istituzioni e il senso di responsabilità dimostrato, rappresentano la prova che in questo Paese forse qualcosa può cambiare, o l'affermazione dello stesso Scajola: poichè considero la politica un'arte nobile, con la P maiuscola, per esercitarla bisogna avere le carte in regola e non avere sospetti, sono applicabili a una persona nemmeno indagata, e non lo sono per il Presidente del Consiglio Berlusconi? Ormai nel dibattito politico l'anomalia Berlusconi è data per scontata e normale? Significa che ormai è acclarata la persecuzione giudiziaria nei suoi confronti?

La risposta non può che essere affermativa, altrimenti non si spiegherebbe come la motivazione della sentenza del 25/2 della Cassazione sul caso Mills, uscita lo scorso 21/4, non sia stata nemmeno oggetto di discussione. Per Scajola bastano gli articoli di giornale e le dichiarazioni di alcune persone, mentre per Berlusconi non è sufficiente nemmeno una sentenza di Cassazione, che non lo condanna, perchè il suo processo è ancora in primo grado grazie al Lodo Alfano, ma che accerta il reato di corruzione, dove Berlusconi è il corruttore e Mills il corrotto? Dove peraltro Mills non è stato condannato perchè il reato è prescritto da dicembre (per soli 2mesi).

Sarebbe allora utile vedere alcuni passaggi di questa sentenza.
"Il fulcro della reticenza di David Mills, in ciascuna delle sue deposizioni, si incentra, in definitiva, nel fatto che egli aveva ricondotto solo genericamente a Fininvest, e non nella persona di Silvio Berlusconi, la proprietà della società offshore, in tal modo favorendolo in quanto imputato in quei procedimenti, posto che si era reso necessario distanziare la persona di Silvio Berlusconi da tali società, al fine di eludere il fisco e la disciplina anticoncentrazione, consentendo anche, in tal modo, il mantenimento della proprietà di ingenti profitti illecitamente conseguiti all'estero e la destinazione di una parte degli stessi a Marina e PierSivlio Berlusconi." Si vede quindi come sia accertato che Mills abbia impedito la condanna di Berlusconi in due processi, All Iberian e Guardia di Finanza, non riconduncendo, pur sapendolo, la proprietà di alcune società direttamente a Berlusconi, ma vagamente a Fininvest.

Ecco infatti quanto dichiarato nel 2002 da Mills interrogato dal PM: "...io sono stato sentito più volte in indagini e processi che riguardavano Silvio Berlusconi e il gruppo Fininvest, e pur non avendo mai detto il falso, ho tentato di proteggerlo nella massima misura possibile e di mantenere laddove possibile una certa riservatezza sulle operazioni che ho compiuto per lui. E' in questo quadro che nell'autunno del 1999, Carlo Bernasconi mi disse che Silvio Berlusconi a titolo di riconoscenza per il modo in cui ero riuscito a proteggerlo nel corso delle indagini giudiziarie e dei processi, aveva deciso di destinare a mio favore una somma di denaro." Vediamo infatti come rispose Mills nel procedimento All Iberian a speifiche domande sulla proprietà delle società offshore: "Non spetta a me dire chi è il proprietario e chi no". "..per rispondere alla sua prima domanda sulla proprietà, cioè vorrei chiarire un po' la questione. La proprietà è rimasta un po' vaga, come dicevo prima, perchè nessuno ha detto: io sono il proprietario di queste società...il cliente era il gruppo Fininvest."

Vediamo anche la parte finale della sentenza, in cui è stabilita definitivamente la data di consumazione del reato, che però è prescritto per la riforma del 2005: "L'11 novembre 1999 Mills compì dunque il primo atto di utilizzazione della somma posta a sua disposizione da Bernasconi, esteriorizzando inequivocabilmente l'intenzione di farla propria. Infatti quando un pubblico ufficiale riceve il donativo correlato ad un atto del proprio ufficio, il delitto di corruzione, secondo condivisibile ed autorevole dottrina, si manifesta nel momento in cui egli manifesta esteriormente in qualche modo l'intenzione di trattenerla......il delitto per il quale si procede, punito con pena edittale massima di anni otto, è estinto per prescrizione, ai sensi dei vigenti artt. 157, comma 1, e 161, comma 2, cod. pen., come sostituiti dalla legge 5.12.2005 n.251 (anteriormente a tale legge, invece, la prescrizione massima era fissata in 15 e non in 10 anni.) La sentenza impugnata, in conclusione, deve essere annullata senza rinvio, perchè il reato è estinto per prescrizione, maturata il 23 dicembre 2009." Per uscire dalla confusione che si può fare a volte tra reato prescritto e assoluzione, ecco la conferma della condanna al risarcimento civile di 250mila euro. "La corte di merito ha legittimamente ritenuto che il Mills, con il suo comportamento configurante reato ha cagionato alla pubblica Amministrazione un danno di natura non Patrimoniale...Tale danno deriva dalla lesione degli interessi di imparzialità e di buon andamento dell'amministrazione della giustizia."

Ma allora dove sono il rispetto per le istituzioni e il senso di responsabilità tanto conclamato ultimamente? Dov'è la politica con la P maiuscola priva di sospetti? Berlusconi non è stato condannato, ma c'è una sentenza della Suprema Corte di Cassazione, a Sezioni Unite, che nel processo al corrotto Mills, dice che il corruttore è Berlusconi. Ovvio che c'è la presunzione di non colpevolezza e che in contraddittorio con Berlusconi non è stato accertato niente, essendo il suo processo ancora in primo grado (vedi Lodo Alfano), ma, detto questo, non viene nemmeno un po' il sospetto che non sia proprio innocente? O forse perfino la nostra Suprema Corte è talebana? Non credo, anche perchè se lo fosse stata, avrebbe interpretato le norme in altra maniera, spostando in avanti di due mesi il momento di consumazione del reato da parte di Mills, portandolo al momento di disponibilità liquida del denaro, rendendo così il reato non prescritto e avrebbe quindi potuto condannare Mills. Ma così non ha fatto, perchè, ricordiamolo, i giudici non fanno altro che applicare le norme, le regole, le nostre leggi, e lo fanno con passione, perchè credono che una società, per funzionare, debba essere basata sul rispetto delle regole. E aggiungo, senza voler essere tacciato di moralismo, che sarebbe bene che ci fosse un po' più di rispetto anche per i propri incarichi, perchè rispettare ed onorare la propria carica, significa onorare e premiare tutti coloro che sono rappresentati dall'istituzione di cui si fà parte, significa ricordare che l'istituzione non corrisponde alla persona, che non fà altro che guidarla temporaneamente, ma per farlo ci vuole umiltà. Art. 54 cost. "I cittadini cui sono affidate cariche pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore".

Jacopo De Angelis